Partite di calcio in televisione a rischio e squadre senza i ricchi proventi derivanti dall’assegnazione dei diritti televisivi. Il calcio d’inizio del prossimo campionato non avrebbe potuto essere peggiore. Con un colpo di scena Mediaset e Tim si sono infatti ritirate ieri dalla gara per l’assegnazione dei diritti televisivi per la serie A relativi al triennio 2018/21. Sul piatto è restata così la sola offerta di Sky: 440 milioni, 230 dei quali per il pacchetto sul satellite (30 più del minimo richiesto e che riguarda 8 squadre come Juve, Napoli, Milan, Inter) e 210 per il pacchetto D che riguarda le gare di 12 squadre. Ben poco se si pensa che, secondo un calcolo della Federazione italiana gioco calcio, nel 2016 i diritti per la sola serie A hanno fruttato alle società 1,1 miliardi di euro su un fatturato complessivo par a 2,3 miliardi. Ora i presidenti delle Società dovranno decidere come procedere. Anche perché nel bando e’ stata inserita una clausola: la Lega si riserva di non assegnare i pacchetti qualora anche solo uno dei cinque in vendita non raggiunga la base d’asta. Anche se al momento non c’è nulla di ufficiale è assai probabile che almeno uno dei pacchetti rimarrà vacante. Il rischio che la partita debba ripartire da zero, insomma, e che il bando debba essere riformulato è grande. «E’ in fase di definizione la situazione complessa di Vivendi, Telecom e Mediaset: a un certo punto arriverà a maturazione» e «al colosso Sky si contrapporrà quello Vivendi-Mediaset-Telecom. Quindi non sono preoccupato», ha detto l’ad di Infront, Luigi De Siervo.

La corsa per Mediaset si è fermata con una nota della società in cui si annunciava in coerenza con l’esposto presentato all’autorità garante della concorrenza che il consiglio di amministrazione aveva deciso di non presentare alcuna offerta all’asta. E in una nota la società’ spiegava: «Al di là dei contenuti sportivi e dei valori economici attribuiti ai singoli pacchetti, ribadiamo che la formulazione dell’invito a presentare offerte è totalmente inaccettabile in quanto abbatte ogni reale concorrenza e penalizza gran parte dei tifosi italiani costretti ad aderire obbligatoriamente a un’unica offerta commerciale». E come Mediaset, Tim non ha ugualmente presentato offerte e secondo alcune fonti, ha giudicato «non interessanti i pacchetti predisposti per il digitale né dal punto di vista dell’offerta né’ da quello dei prezzi».