La vigilia di Natale per i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto non sarà per tutti la stessa. Specie per quelli dell’indotto e dell’appalto. Dopo la serrata di novembre, quando le ditte bloccarono per nove giorni gli ingressi della fabbrica minacciandone la chiusura, per il timore di non vedersi pagate le fatture in scadenza, gli effetti di quei giorni ricadono sull’anello più debole della catena.
Ai lavoratori dell’indotto e dell’appalto fu infatti impedito da padroni e padroncini di recarsi sul posto di lavoro, obbligandoli a partecipare alla serrata che non trovò l’appoggio dei sindacati nel merito e nel metodo. A distanza di un mese, nonostante siano state pagate le fatture da parte di ArcelorMittal, la maggior parte delle ditte ha annunciato ai lavoratori l’impossibilità di pagare le tredicesime. Come non bastasse, molti hanno trovato nelle buste paghe gli effetti di quel blocco: giornate di assenza involontaria trasformate in cassa integrazione, in permessi o ferie mai richieste.
Di qui la denuncia di Fillea Cgil, Fiom Cigl e Filcams Cgil, che segnalano la gravità di quanto accaduto. «Va in scena la seconda puntata di quel film, con un copione che lascia ai lavoratori la parte dei deboli e dei dimenticati – denunciano -. Allora Comune e Regione scelsero da che parte stare. Ora ci attendiamo che stiano dalla parte di operai usati come pedine di scambio e ostaggi. Atteggiamento e buste paga che dicono, ancora una volta, che i diritti di tutti valgono, ma quelli dei lavoratori un po’ meno.“.
Ed oggi ritorna a Taranto Il premier Giuseppe Conte che visiterà prima il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata, per poi recarsi allo stabilimento ex Ilva per porgere un saluto agli operai.