Si è concluso nei giorni scorsi Vie, il festival che da anni porta in diverse città dell’Emilia un sostanzioso «aggiornamento» di novità e tendenze da tutta l’Europa, per ogni forma di spettacolo. A concluderlo però è stata una presenza che proprio a Modena (come anche a Roma) è ormai quasi abituale, una presenza significativa che offre la punta avanzata di un teatro impegnato e necessario, come quello che il Belarus Free Theatre va elaborando da 10 anni contro l’ultima vera dittatura europea, la repubblica bielorussa. Una pratica teatrale che continua a presentare non pochi rischi, anche personali, per i suoi leader, tanto che Nikolai Khalezin e Natalia Kaliada, esuli a Londra, sono ancora costretti a provare la gran parte dei loro lavori via Skype con gli attori erranti per la Bielorussia.

Burning Doors racconta senza veli le peripezie giudiziarie in Russia di tre dissidenti rispetto al governo di Putin: una delle Pussy Riots, un artista moscovita e un filmmaker ucraino (che sconta attualmente una condanna a 20 anni di carcere). Con scene rapide e movimentate, esce fuori la verità calpestata da violenti interrogatori e evidenti illeciti. Tutto è urlato, così come è impassibile il volto e la modalità degli aguzzini.

C’è da imparare una geografia interiore della sopraffazione e della mancanza di diritti. Quelle Porte in fiamme non ci dicono forse niente di nuovo, ma suonano un sinistro memento. Ravvivato questa volta dalla presenza della vera Pussy Riot, capace di suscitare tenerezza oltre che solidarietà. Un teatro politico di tradizione, ma di cui c’è evidentemente ancora bisogno.

Non meno «politico» è il gioco portato a Modena dal collettivo belga Berlin, anche se l’apparenza è quella di un collettivo gioco di ruolo davanti a un computer. Perhaps All the Dragons… schiera infatti i suoi 30 spettatori all’interno di in cerchio, ognuno davanti al suo schermo. Solo per il singolo quindi è indirizzata la storia (quasi tutte vere, dicono) alla fine della quale si viene indirizzati a un’altra postazione per un’altra storia. Cinque tappe in tutto, ma capaci di interagire tra loro, quando c’è una interruzione di linea, o quando certe esternazioni arrivano a coprire tutte le altre. Un gioco divertente e intrigante, anche se quel carico di umanità assorbito davanti ad ogni storia, scioglie anche una certa amarezza. Ma il gioco si sa funziona sempre, e pur con le loro chiare ascendenze dai berlinesi (veri!) Rimini Protokoll, non è male che da quei video ci vengano altri brandelli di conoscenza.