Alla fine nel dibattito sulla legittimità o meno per una donna musulmana di recarsi in spiaggia indossando un burkini è intervenuto anche Manuel Valls. E, un po’ a sorpresa, il premier francese si è schierato con i sindaci – almeno uno dei quali, quello di Cannes, appartenente ai Republicaines di Nicolas Sarkozy – che hanno vietato l’utilizzo sulle loro spiagge del capo incriminato che lascia scoperti solo viso, mani e piedi di chi lo indossa. «E’ incompatibile con i valori della Francia», ha spiegato Valls in un intervista al quotidiano La Provence. «Le spiagge, come ogni spazio pubblico, devono essere difese dalle rivendicazioni religiose. Il burkini non è un nuovo tipo di costume da bagno o una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato notoriamente sulla sottomissione della donna», ha detto il primo ministro.

Anziché sgonfiarsi (come sarebbe stato augurabile), il dibattito sembra quindi destinato a prendere sempre più piede. Nel frattempo fioccano le prime multe. A Cannes, primo comune francese ad aver introdotto il divieto, tre donne di 29, 32 e 57 anni si sono viste affibbiare una sanzione di 38 euro per aver fatto il bagno con il burkini. Altre sei sono state invece solo richiamate dalla polizia municipale e hanno lasciato la spiaggia. Come a Cannes il divieto è in vigore anche nei comuni corsi di Sisco e Villeneuve-Loubet. Pur appoggiando le restrizioni, Valls ha comunque negato di voler presentare una legge che vieti in tutta la Francia l’uso del burkini spiegando di non ritenere che «la regolamentazione generale delle prescrizioni di abbigliamento sia una soluzione».

L’ultima decisione resta dunque in mano ai sindaci, ma le parole del premier francese si sono trasformate in un caso politico. D’accordo con lui si è infatti detto il centrodestra, mentre la gauche è rimasta a dir poco perplessa dalle sue affermazioni. «L’ordine pubblico è un buon argomento» per imporre il divieto, ha subito commentato l’ex consigliere di Sarkozy Henri Guaino, convinto che «nella situazione attuale è il momento di mettere fine a certi comportamenti». Gli ha fatto eco Thierry Solére, altro parlamentare dei Republicaines: «In Arabia Saudita una donna non fa il bagno in topless o tanga. In Francia non si fa il bagno in burqa». Motivazione di alto livello, come si vede, dove tra l’altro si fa confusione tra burqa e burkini. Anche per questo la sinistra francese storce la bocca, con un esponente come l’ex ministro Benoit Hamon, candidato alle presidenziali del prossimo anno, che ieri ha definito «assolutamente incredibili» le affermazioni di Valls.

In Italia, neanche a dirlo, è subito montata la polemica, con Lega e Forza Italia scatenate. «Chiedo ai sindaci che amministrano città di mare in tutta Italia di copiare l’esempio dei francesi» è l’appello subito lanciato da Matteo Salvini, mentre per settembre sono già annunciati una mozione in Regione Lombardia per vietare il burkini in spiagge e piscine e addirittura un progetto di legge a firma del senatore Roberto Calderoli. «Sono da mettere fuorilegge sia il burqa che il burkini e per farlo serve una legge statale», ha detto Calderoli.

Nel mirino del Carroccio e Forza Italia anche il ministro degli Interni Angelino Alfano per essersi detto contrario all’introduzione di nuovi divieti. «Sarebbe una provocazione» che come reazione potrebbe provocare degli attentati, ha spiegato il titolare del Viminale. Una spiegazione definita «preoccupante» dal senatore di Fi Lucio Malan. «Dobbiamo decidere se vietare o meno il burkini in base a ciò che riteniamo giusto e coerente con la nostra civiltà. Guai a far capire che basta la minaccia sottintesa di attentati per farci cambiare leggi e abitudini». Per il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia Foad Aodi, invece, «il burkini in Italia è un falso problema. Sono pochissime le donne musulmane che lo portano. Data la situazione internazionale noi sconsigliamo di usarlo, ma vietarlo sarebbe un errore»