Situazione di stallo in Burkina Faso dove a Ouagadougou, la capitale, da due giorni ormai convogli dell’esercito fedeli all’ex governo di transizione stazionano all’entrata della città pronti a un’azione di contrattacco per rovesciare i putchisti del generale Diendéré.

Lunedì notte blindati dell’esercito regolare diretti verso la capitale hanno occupato i punti strategici della città intimando ai golpisti la resa entro le 10 di ieri mattina. Deadline che non ha sortito alcun effetto se non quello di un’altra attesa: quella per il documento in discussione dai Paesi della Communauté économique des États d’Afrique de l’Ouest (Cedeao) riuniti a Abuja in un vertice straordinario sulla crisi burkinabé.

Due – apparentemente – dunque i negoziati in corso: quelli ad Abuja tra i Paesi del blocco Cedeao e quelli al Camp Guillaume Ouedraogo di Ouagadougou tra i comandanti dell’esercito e i leader della guardia presidenziale, il Régiment de Sécurité Présidentiel (Rsp). Da parte sua il generale Gilbert Diendéré nel corso di una conferenza stampa si è detto tuttora a capo del Conseil National de la Démocratie (la giunta militare che ha organizzato il colpo di stato la settimana scorsa) e in attesa che i leader della Cedeao si pronuncino su un piano di accordo al termine del vertice che mentre scriviamo è ancora in corso ad Abuja. Da dove peraltro arrivano considerazioni poco confortanti dallo stesso presidente della Nigeria Muhammadu Buhari, secondo il quale gli sviluppi in Burkina Faso stanno minando gli sforzi internazionali per negoziare una fine pacifica della crisi.

La decisione dell’esercito di circondare la capitale e intimare ai golpisti di deporre le armi si inquadra in uno scenario politico-militare che vede da un lato l’operato delle forze di mediazione guidate dal presidente del Senegal Macky Sall e dall’altro la pressione esercitata sul generale Diendéré dalla Francia (ex potenza coloniale forte di una grande influenza nella regione e che ha truppe di stanza nel Paese).

La bozza di accordo annunciata domenica scorsa dal presidente Sall – e in queste ore in discussione al vertice di Abuja – prevede la resa del generale Diendéré, il ritorno al potere del presidente ad interim Kafando, l’immunità per i golpisti, la possibilità per gli alleati dell’ex presidente Compaoré di presentarsi alle prossime elezioni e lo slittamento di queste ultime originariamente fissate per l’11 ottobre al 22 novembre prossimo.

In base a questa bozza di compromesso – presentato dalle forze di mediazione come l’unico possibile per scongiurare il rischio di un’escalation delle violenze (che ad oggi ha provocato circa 10 morti e più di 100 feriti) – François Hollande ha invitato il generale Diendéré e il suo entourage «a deporre subito le armi e cedere il potere alle autorità legittime o affrontare le conseguenze», tra cui eventuali sanzioni.

Le prossime ore saranno decisive per gli sviluppi della crisi la cui risoluzione dipenderà molto dal peso che verrà riconosciuto all’Rsp e ai vecchi alleati di Compaoré e da quanto questi siano disposti a cedere. La partita al tavolo di Abuja vede in gioco interessi militari e politici di vecchio corso, probabilmente lasciati implodere nei mesi passati all’indomani della destituzione a furor di popolo dell’ex presidente del Burkina Faso Blaise Compaoré.

La “guardia presidenziale” (che dopo la caduta di Compaoré ha più volte chiesto le dimissioni del premier Yacouba Isaac Zida) rappresenta l’élite dell’esercito. A differenza di questo può disporre di grossi finanziamenti ed è sospettata di essere coinvolta in diversi crimini sotto l’ex presidente Compaoré.

La settimana scorsa, giorni prima del golpe, era stata la National Reconciliation Commission – invocando una riforma costituzionale – a chiederne lo smantellamento (accusandola di essersi resa responsabile di diversi crimini durante le rivolte del 30 e 31 ottobre 2014 che hanno rovesciato Compaoré) e la sua sostituzione con un corpo di polizia militare.
A luglio scorso, a seguito di forti tensioni tra Rsp e primo ministro Zida, il presidente Kafando aveva sostituito il colonnello Auguste Denise Barry quale Ministro per l’amministrazione territoriale, il decentramento e la sicurezza con Youssouf Ouattara.