Un trionfale recital degli Snarky Puppy – prima data italiana dell’Immigrance tour 2019 – ha concluso il festival GradoJazz by Udin&Jazz. Il collettivo guidato da Michael League – in questo caso un brillante ottetto – ha sconfitto la pioggia attirando un pubblico da tutto esaurito, pieno di fan e giovanissimi, nonostante il gruppo avesse suonato un mese fa nella non distante Lubiana. Nessun problema logistico per la band americana, collocata sotto una robusta struttura nel gradevole Parco delle Rose, ma le precipitazioni hanno fatto saltare sia il concerto notturno del jazz club (Gianpaolo Rinaldi Trio) che quello di apertura, affidato all’ottetto dei Maistah Aphrica, con le presenze di Giorgio Pacorig, Clarissa Durizzotto e Gabriele Cancelli (più M.Cisilino, M.D’Orlando, E.Giletti, A.Gulli e A.Mansutti).

PECCATO davvero, perché i Maistah Aphrica (in uscita il loro secondo cd, autoprodotto) sono una band che genera una musica quantomai meticcia, ispirata alla black music (da Sun Ra a Fela Kuti), rituale e danzante che ben interpreta l’oggi. Cancelli, prima dell’arrivo della pioggia, ci ha spiegato la filosofia del collettivo: «Siamo in un periodo storico di merda. Mi sembra giusto parlare di quello che è la condivisione, di cosa significhi parlare di culture paritarie alla nostra. L’Italia è sempre stata un porto di mare, fare discorsi razzistici non solo è fuori dal tempo, è antistorico e antiumano e noi Maistah Aphrica siamo per l’umanità, la condivisione, per imparare, scambiare e stare insieme. Noi non facciamo solo musica, il musicista ha anche responsabilità “politiche” in senso ampio».

E CON LA POLITICA GradoJazz by Udin&Jazz ha a che vedere, visto che – come ha sottolineato il direttore artistico Giancarlo Velliscig ai microfoni Rai di Max De Tomassi – «28 anni di festival hanno lasciato una traccia in un territorio che produce jazz, anche grazie a noi. Nella rassegna si ascolta la musica dei nostri anni, della globalità nel senso positivo del termine» e lo si fa a Grado (e in altre località) per la 29ma edizione, dopo 28 a Udine, perché nella cittadina friulana «oggi non c’è più ospitalità. Non è stato né facile né indolore lasciare Udine». Qui il festival è entrato in contrasto con l’amministrazione leghista e la soluzione è stata quella di farlo vivere senza snaturarlo a Grado – magnifica località tra laguna e mare, piena di “memorie” medievali e storica meta turistica “austroungarica” – dal 6 all’11 luglio, preceduta da “Borghi Swing” in varie località (25-30 giugno). Il festival è organizzato da Euritmica con il sostegno di regione Friuli Venezia-Giulia, comune di Grado, Promoturismo FVG, Fondazione Friuli e in collaborazione con i vari comuni coinvolti.

Le caratteristiche della rassegna sono quelle del passato, con un mix tra musicisti internazionali e valorizzazione di quelli friulani come dei luoghi e dei prodotti: ad esempio il vino ufficiale della rassegna è la rara vitovska del Castello di Rubbia (con etichetta creata ad hoc per GradoJazz). Tra gli ospiti più apprezzati nell’edizione ‘19 i King Crimson (nel “celebrating 50 years tour” a Palmanova, funestato dal maltempo), il Quintetto Porteño, Paolo Fresu in trio con Tempo di Chet, i Licaones, il pianista brasiliano Amaro Freitas e quello cubano Gonzalo Rubalcaba.

EFFICACE a suo modo la serata blues che ha visto l’apertura della Jimi Barbiani Band (P.Taucher e Mansutti) con il suo rock-blues dai colori vintage eppure intenso e coinvolgente; a seguire il vigoroso quartetto di Robben Ford, chitarrista e cantante che ha ancora la grinta e il feeling di un autentico “rockbluesman”. La serata si è conclusa sui toni più raccolti di Gaetano Valli (in trio con R.Fioravanti e S.Borzacchiello) nelle nuove composizioni di Sylvain Valleys & Flovers, ispirate alla montagna.