Editoriale

Buone e cattive notizie

Buone e cattive notizie

Nell’almanacco del manifesto Speciale 2015 abbiamo scelto di raccontare i fatti intensi e sconvolgenti, sorprendenti e tragici, con il Buono, il Brutto e il Cattivo dell’anno che se ne va. […]

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 31 dicembre 2015

Nell’almanacco del manifesto Speciale 2015 abbiamo scelto di raccontare i fatti intensi e sconvolgenti, sorprendenti e tragici, con il Buono, il Brutto e il Cattivo dell’anno che se ne va. Il filo rosso delle nostre copertine, i titoli e le foto di prima pagina ci aiutano a ricordare gli eventi più importanti.

E’ un 2015 che si presenta al mondo con il sangue dei redattori di Charlie Hebdo e che per congedarsi sceglie sempre Parigi con la strage dei ragazzi del Bataclan. Ma è anche l’anno che inaugura il governo di sinistra in Grecia dopo uno dei più aspri e appassionanti confronti nella storia della politica europea. E che politicamente si chiude con il successo elettorale di Podemos in Spagna. Non altrettanto possiamo dire delle sorti di una sinistra italiana, debole e divisa, che stenta a credere nel bisogno di un suo radicale cambiamento, lasciando così grandi praterie a chi raschia il fondo rabbioso e impaurito della società italiana sfigurata dalla grande crisi.

Abbiamo vissuto momenti e confronti armati da Guerra Fredda lungo la faglia dell’Est europeo, con le prove muscolari della Nato nella sfida allo zar della Russia. E abbiamo festeggiato la caduta della cortina di ferro tra Cuba e gli Usa, anche se la nuova stagione del continente oggi si presenta con le destre sudamericane riportate al potere dal voto popolare.

Milioni di persone disperate si sono messe in marcia per fuggire dalla carneficina delle guerre feroci che devastano il Medio Oriente lasciando sulle spiagge del Mediterraneo i corpi dei bambini che le bombe avevano risparmiato. Ma abbiamo visto tanti cittadini europei in strada per accogliere siriani, afghani, eritrei…, impegnati contro la xenofobia che riemerge dal fondo scuro del Vecchio continente.

Di fronte a stati e governi decisi ad alzare muri e stendere frontiere di filo spinato, è risuonata forte e penetrante la voce del papa. Un gesuita venuto da lontano ma velocissimo nell’accorciare le distanze tra l’aldilà e l’aldiqua della sua predicazione. Un papa con una forte impronta pastorale, pienamente partecipe dei problemi politici del nostro tempo. Come testimonia l’enciclica ambientalista “Laudato si’”, un documento politico che riconosce e critica la direzione dello sviluppo capitalistico e finanziario dell’epoca, individuato come causa delle diseguaglianze e delle guerre.

L’enciclica ha anticipato la Conferenza mondiale sul clima, evento importante di un anno che finisce con le nostre grandi città avvelenate dal benessere, un ossimoro che mette bene a fuoco le contraddizioni e le rotture del nostro tempo.

L’Italia chiude l’anno sotto la cappa di un governo che ha macinato riforme a colpi di maggioranza; che ha guadagnato consensi rivendendo i vecchi cavalli di battaglia berlusconiani; che ha prodotto arretramenti sui diritti sociali con le armi classiche del neoliberismo: facciamo i ricchi più ricchi e qualcosa sgocciolerà anche ai piani bassi. Meno tasse per tutti e si salvi chi può.

Per discutere, analizzare il Buono, Brutto e Cattivo del 2015 abbiamo chiamato alcuni tra quelli che lavorano e combattono su diverse frontiere.

Voci importanti e protagoniste ma anche poco ascoltate perché ormai il silenzio degli intellettuali, in prima fila nelle battaglie del ventennio appena passato, oggi si è fatto assordante.

Il manifesto ogni giorno cerca di rompere questa cappa di conformismo e di contrastare il virus del trasformismo. Spesso lo facciamo usando l’arma dell’ironia che, questa volta, abbiamo chiesto in prestito al leopardiano Venditore di Almanacchi. Come sarà il 2016 nessuno può dirlo e, in fondo, come dice il sommo poeta, meglio così.

E dunque tanti auguri di buon anno.

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