Splendida «crasi» fisica e spirituale dei celebri genitori, Charlotte Gainsbourg ritorna alla musica dopo sette anni, affinando sempre più una personalissima sensibilità, senza il timore del confronto con lo sterminato universo paterno. Spalmata nel corso di tre decadi, la carriera musicale di Charlotte è (quasi) sempre stata scambiata per obbligatoria eredità, o indispensabile medium per evocare un Serge scomparso troppo presto, ma il quinto album, appena uscito, sembra stabilire, una volta per tutte,la levatura, lirico/musicale, di questa straordinaria artista.

Rest è il primo album (quasi) interamente scritto da lei, annunciato a fine settembre dal meraviglioso videoclip della titletrack, diretto (un’altra prima volta) da Charlotte stessa, che alterna la solitudine di uno studio di registrazione (quasi un ritorno sui luoghi dei Rolling Stones di One Plus One di Godard) a frammenti di inconscio che si materializza e riverbera in memoria cinematografica (la Gainsbourg stessa in Melancholia di Lars Von Trier, Chaplin, Kurosawa, Chabrol, Pasolini e i palloncini di Lamorisse). ù

L’album, fin dalle prime note di Ring-A-Ring O’ Roses, racchiude una doppia natura, svelata anche dal video, che si strugge fra la ninna-nanna e l’elegia, nutrendosi di ricordi d’infanzia e adulte consapevolezze. Impossibile dunque non leggere, fra le pieghe dei testi, la recente e devastante scomparsa della sorella Kate che, oltre all’omonima canzone («I tuoi capelli di cenere/ Un’anima troppo tenera»), viene evocata anche nella doppia preghiera di Rest dove, grazie ai suoni liquidi e quasi mantra di Guy-Manuel de Homem-Christo (Daft Punk), si invoca letteralmente il riposo, dal dolore, con la semplicità devastante del ritornello («Prendimi la mano, per favore/Non lasciare che io prenda il volo/Resta con me, per favore/Non permettere che io ti dimentichi»).

Anche grazie al lavoro eccelso di produzione di SebAstian, che gonfia, letteralmente, di synth funerei la voce rotta dal pianto e dall’emozione, il disco, alternando parole in inglese e francese e atmosfere French Touch dei primi Air alla dolcezza di Belle and Sebastian (senza dimenticare l’elettronica di Baby Alone in Babylone, album del 1983 della madre Jane) si rivela nella sua catarsi, traccia dopo traccia, come una fiera dichiarazione di rinascita/emancipazione.