Folgorato durante l’adolescenza da Steve Ray Vaughan, John Mayer ha dentro di sé il demone infuocato del blues e dal vivo e in molti suoi lavori, ha messo in evidenza questo talento decisamente fuori dal comune. Ma accanto a Mayer esegeta blues, vive (e prospera) un alter ego dedito al pop rock con più di una reminiscenza country, che lo ha portato spesso e volentieri a cavalcare allegramente le hit americane e inglesi.

In Italia il suo nome è legato soprattutto a un live in apertura dello storico concerto degli Stones al Circo Massimo nel 2014, e questo nuovo album servirà probabilmente a rinfrescare la memoria ai più distratti. Si tratta di un progetto che arriva a quattro anni dal precedente Paradise Valley ed è stato anticipato negli scorsi mesi da due ep confluiti nella nuova raccolta, completata con quattro brani scritti ex novo. Fermo restando un’eccellenza di esecuzione in un’alternanza trascinante tra pop, rock e funk, l’impressione è che tiri aria di «fine contratto» con la Sony e l’atmosfera assai leggera delle composizioni ne rafforza l’ipotesi.