Non capita sovente di leggere cose sensate sul cinema. Il libro di Stefano Scanu, “Buio in sala”, costituisce una sana eccezione. La sua scoperta,o riscoperta,di cinema d’essai che esistevano,che ancora resistono,che si sono riciclati,ha un che di commovente . “Buio in sala” rappresenta un baedeker senza scadenza, appartiene a quei titoli che non appassiranno mai nella nostra biblioteca perché pieno di spunti,di notizie qualche volta inedite, ricco di dati e di riscontri,scritto con uno stile godibilissimo. Ho parlato di ‘commozione’. Da qualche parte conservo ancora i programmi del Nuovo Olimpia,stampati su un cartoncino bianco con caratteri azzurri fino a quando il cinema non subì l’onta della chiusura per via di certi birichini che costrinsero la forza pubblica ad intervenire. Sorpresero un medico,un avvocato,un prete,altri professionisti che,posti regolarmente nell’ ultima fila,praticavano una masturbazione ‘corale’ ( il fatto strano fu che sullo schermo non proiettavano un film porno). Che dire del Rialto con quelle esili colonne di metallo che sostenevano la galleria apparentemente in predicato di rovinare a terra ? Ricordiamo con affetto Angelo Parissi,proiezionista del cinema Palma a Trevignano, allora il più anziano in attività,morto centenario,con i suoi baffetti da sparviero e la coppola malandrina. Anche qui,purtroppo,al cinema Palma di Trevignano è arrivato il malvezzo di usare il cellulare durante la proiezione e allora bisogna convincere il buon Fabio a rammentare agli utenti che il telefonino va spento. Verrebbe voglia di scriverne un appendice con quei cinemini di barriera tra la Prenestina e la Casilina,il Diamante (dove vedemmo la prima di “Rodan,il mostro alato” film d’eccezione della cinematografia giapponese di genere),il Due Allori,l’Impero, l’Hollywood e il Broadway,per non parlare dell’Alfieri, cinema di prima visione poco frequentato e per questo con la galleria perennemente chiusa e un assiduo frequentatore,il sor Gino,che ogni volta,uscendo dalla sala,ripeteva “Se n’ aprite ‘a galleria,’n ce vengo più” e di rimando,puntuale,la cassiera che rispondeva “E sai che perdita!”. Ricordo ancora quando con il critico di Repubblica Renzo Fegatelli andavamo per cinema di periferia a scovare qualche pellicola di difficile reperibilità. Capitammo una volta all’Argo,sulla Tiburtina ,per “L’infernale Quinlan”. In uno dei momenti cruciali,ecco un uomo calvo piazzarsi in piedi in uno dei corridoi di passaggio e una voce dal fondo squarciare il religioso silenzio e l’incanto:”A belli capelli,ch’hai magnato pane e vetro?!”

Scanu parla del Maestoso e delle paratie semoventi che,d’estate,s’aprivano quando veniva buio per dare refrigerio alla sala con un rumore sinistro che ricordava l’atterraggio di un’astronave. Al Maestoso vidi,nel giorno dell’inaugurazione,”Il buio oltre la siepe”. Mio padre elettricista aveva, insieme alla sua squadra,curato l’impianto elettrico e così entrai gratis per settimane. Oltre il Maestoso,c’erano altre sale che disponevano di quelle paratie,l’Appio su tutte,e il Golden . Al Farnese vidi “La cosa da un altro mondo” e fu lì che mi rimase impressa per la vita l’espressione KLAATU BARADA NIKTO che impediva all’automa di usare il suo raggio mortale e che rimase invalso nell’uso come una formula “che mondi possa aprirti”. E il Filmstudio (ah,il Filmstudio!) dove,come carbonari,assistemmo all’happening di Warhol con un filmato che durava ore a riprendere,da una kamera fissa,la quotidianità di uno sconosciuto Joe D’Alessandro (e poi,incrociando qualcuno degli adepti per strada lanciavamo,ricambiati, un sorrisetto fesso di compiacimento come quando s’incontrano due cospiratori).

Giulio Perrone confeziona il libro in una veste elegante,severa, con quel logo che ricorda una stampiglia postale apposto su un messaggio inviato a lettori relegati in lontane isole. Mancherebbe un capitolo sulle arene,magari domani si replica,chissà. C’è,nel libro,un accostamento geniale: la chiesa e il cinema,luoghi dove si celebra un rito. Per questo,e per molto ancora, il libro di Stefano Scanu è un libro importante, ed utile.