«È suo preciso dovere etico ritirare questo lavoro scientifico». La fisiologa statunitense Leslie Vosshal non usa mezzi termini per criticare la rivista scientifica Nature Communications, alla cui direttrice, la fisica italiana Elisa de Ranieri, ha inviato una lettera di fuoco, da lei stessa resa pubblica su Twitter (15mila like, 5mila retweet). «Mi faccia essere diretta – scrive Vosshal a de Ranieri – per il bene della comunità scientifica globale e per la reputazione di Nature Communications ha il dovere di ritirare questa pubblicazione».

IL LAVORO che ha suscitato tutto questo can can e la reazione irata di migliaia di ricercatori e ricercatrici di tutto il mondo è firmato da tre ricercatori dell’Università di Abu Dhabi: un’informatica, un informatico e una matematica, Bedoor AlShebli, Kinga Makovi e Talal Rahwan. I tre sostengono di aver studiato una quantità enorme di articoli scientifici di tutte le discipline (3 milioni) per estrapolare come il rapporto mentore (ricercatore/trice con più di 7 anni di anzianità) – giovane scienziato/a (meno di 7 anni) abbia un effetto sul successo della carriera del più giovane fra i due.

LO HANNO FATTO misurando come parametro il numero di citazioni ricevute per i loro articoli dopo la collaborazione, un parametro che, assieme al fattore di impatto delle riviste, è stato tradizionalmente utilizzato nella ricerca per valutare la qualità scientifica, ma che oggi è sempre più messo in discussione.
Fra le conclusioni, la più sconvolgente è quella che sostiene che «avere più mentori donne è associato a un calo dei risultati della mentorship, fino al 35%». In altre parole, dicono che «i nostri risultati legati al genere suggeriscono che le attuali politiche che promuovono che siano le donne a essere mentori di altre donne, anche se ben intenzionate, potrebbero danneggiare le loro carriere che rimangono nell’università in maniere inaspettate». Una bomba.

L’ENORME POLEMICA suscitata ha fatto sì che solo tre giorni dopo la pubblicazione, la rivista abbia aggiunto un avviso in testa all’articolo, avvertendo lettori e lettrici che «questo testo è soggetto a critiche che gli editori stanno considerando». Le critiche sono legate all’interpretazione dei dati, ossia, come sostiene Vosshal, «l’articolo ha difetti metodologici gravi», e sembra che le osservazioni dei revisori, afferma la fisiologa americana, non siano state neppure prese in considerazione – cosa inusuale nel mondo scientifico.