Alla fine deve intervenire Matteo Salvini per provare ad arginare il fiume di polemiche sollevate dalla dichiarazioni a dir poco fuori posto del leghista Lorenzo Fontana. In un’intervista, il neo ministro alla Famiglia e alla Disabilità si dice infatti convinto che «l’unica famiglia è quella naturale» e che le famiglie gay «non esistono», aggiungendo inoltre di voler «potenziare i consultori così da dissuadere le donne ad abortire». Parole che oltre a provocare l’immediata reazione delle associazioni Lgbt e della famiglie omogenitoriali, rischiano di provocare la prima crepa nell’alleanza giallo-verde, visto che non piacciono a più di un grillino. «Pensiamo alle cose serie», taglia corto ad esempio la ministra per il Sud Barbara Lezzi liquidando così le esternazioni del collega di governo.

Tocca quindi al leader del Carroccio e ministro degli Interni intervenire per gettare acqua sul fuoco: «Unioni civili e aborto non sono leggi in discussione», dice Matteo Salvini. «Fontana è libero di avere le sue idee ma non sono priorità e non sono nel contratto». Peccato che poi dal Veneto, dove si trova per la campagna elettorale, il ministro degli Interni torni ad attaccare non solo i migranti («per i clandestini la pacchia è finita», dice), ma anche le ong impegnate nel Mediterraneo: «Stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vicescafista deve attraccare nei porti italiani».

«Mi attaccano perché sono cattolico», si lamenta Fontana quando le polemiche per le sue affermazioni hanno ormai raggiunto il livello di guardia. Il ministro ha fatto appena in tempo a giurare davanti al capo dello Stato e ecco che ieri mattina sul Corriere della Sera esce una sua intervista in cui spiega la sua visione dell’Italia del terzo millennio: «Sono cattolico e non lo nascondo. E per questo che credo e dico che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà». Una visione che escliude le centinaia di famiglie composte da due mamme o due papà e sempre più speso riconosciute dai tribunali italiani. Tutti fantasmi per Fontana, secondo il quale «per la legge in questo momento non esistono». E per quanto riguarda le registrazioni da parte di molte anagrafi di figli di genitori dello stesso sesso: «Una legge in proposito non esiste – afferma -, dobbiamo quindi decodificare cosa significa quello che sta succedendo».

Parole che sono come benzina sul fuoco per chi per trent’anni si è battuto perché le unioni omosessuali venissero riconosciute dalla legge. E con esse anche la realtà delle famiglie omogenitoriali. «Sono esterrefatta nel vedere un ministro della Famiglia così distaccato dalla realtà in cui vive», dice Marilena Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno. «Come fa un ministro della Repubblica ad affermare che noi e i nostri figli non esistiamo, quando non solo i nostri bambini sono perfettamente inseriti nella società, nella scuola, tra i loro coetanei, ma decine di sentenze della Corte Costituzionale, della Cassazione e sempre più comuni che riconoscono i nostri figli alla nascita, certificano che noi esistiamo a tutti gli effetti, anche giuridicamente, per lo Stato italiano».

Sulla stessa linea di Grassadonia anche il direttore di Gaynews Franco Grillini, per il quale «Fontana forse vive in un mondo a parte di qualche secolo fa. Sarebbe meglio che si svegliasse e si rendesse conto che esiste la modernità dove ognuno costruisce, spesso faticosamente, la propria vita familiare contribuendo così alla coesione sociale e al benessere collettivo».

Reazioni anche dal mondo della politica. Per la senatrice dem Monica Cirinnà, che si è battuta per l’approvazione della legge sulle unioni civili, «negare l’esistenza di chi chiede diritti e riconoscimento equivale a voler oscurare dei cittadini, silenziarli, relegarli fuori dal dibattito politico e sociale». Interviene su Twitter anche i segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: «Per il neo ministro Fontana le famiglie Arcobaleno non esistono. E sui diritti delle donne, a cominciare dalla 194, non si può intervenire ma solo perché non è previsto dal contratto di governo – scrive Fratoianni -. Buongiorno medioevo, altro che cambiamento, fuori di testa».