L’apertura della 66/ma Buchmesse di Francoforte – in programma fino al prossimo 12 ottobre, con oltre settemila espositori di centotre diversi paesi e ospite d’onore la Finlandia – ha fornito anche l’occasione per fare un punto sullo stato dell’editoria in Italia, che sarà presente in fiera con oltre duecento case editrici.
Il rapporto reso pubblico ieri dall’Aie ha evidenziato la metamorfosi del mercato già annunciata da tempo, ora divenuta inarrestabile. Oltre al fattore crisi, che ha frenato le vendite e ha riportato un grafico col solito segno negativo, la principale modificazione nel mercato è avvenuta per il cambiamento delle modalità di lettura, ma anche di produzione e distribuzione: in Italia, in diciotto mesi, il format digitale è aumentato vertiginosamente. Si scaricano e si sfogliano ebook con grande nochalance, ma il fatturato che deriva da questa nuova abitudine non promette grandi numeri e l’iva troppo alta (22% contro il 4% del cartaceo) depotenzia la crescita.
Insomma, si pubblica di più – digitalmente – tanto da arrivare ad un +43% di titoli in ebook, ma questa tendenza non è sufficiente per «curare» il settore e frenare la sua emorragia (dal 2011 ad oggi, il mercato si è contratto del 20%).
Gli indicatori del 2013, con un accenno al 2014, hanno rilevato inoltre la continua sparizione di case editrici. In più, soltanto una su quattro si è avventurata a pubblicare più di dieci titoli durante l’anno, con una netta diminuizione di quelli su carta (-4,1%) e anche dei lettori (-6,1%). Gli stessi prezzi di copertina si sono dovuti adeguare: hanno subìto un ribasso del 5%, che comunque non riesce a competere con i giganti del web (vedi la polemica e il boicottaggio tentato dagli scrittori contro una super-potenza come Amazon).
Anche l’editoria per ragazzi, settore considerato da sempre un traino, non gode più della buona salute di un tempo. D’altronde, cosa si può sperare da un paese che registra uno sconfortante 57% dei suoi abitanti che non ha comprato neanche un libro quest’anno? Risultiamo penultimi in classifica. Il ministro Dario Franceschini, in visita alla kermesse tedesca per inaugurare il Punto Italia (con i suoi 47 editori), se l’è presa con la tv e i suoi disastri, aggirando l’ostacolo scomodo di politiche inesistenti per il rafforzamento dell’editoria nostrana. «Si leggeva poco in Italia anche prima degli ultimi trent’anni – ha affermato -. Questo perché nel nostro paese si è passati troppo velocemente dall’analfabetismo alla televisione. In altri, lo spazio temporale intermedio è stato molto più lungo…. Perché nelle nostre fiction, ad esempio, non c’è mai il protagonista che legge o una bella casa piena di libri?». In Finlandia, guest star della Buchmesse, 3 su 4 comprano almeno un libro all’anno.
Non tutto è fosco e nero. Qualche dato positivo si può pescare dal Rapporto Aie: due, soprattutto. La registrazione dell’aumento dei titoli italiani all’estero (+7,3%) e dell’export del libro fisico (+2,6%). La più grande trasformazione avvenuta in questi mesi riguarderebbe, dunque, il processo produttivo editoriale: il 14% delle copie, ormai, viene stampato con sistemi digitale (sempre per abbattere i costi), mentre il 12% delle vendite passa attraverso store online. Così come la comunicazione delle case editrici: si viaggia espressamente in rete.
Tornando alla Buchmesse di Francoforte, diretta da Juergen Boos, saranno molti gli autori  che incontreranno il pubblico. Fra questi, il premio nobel Herta Müller, Paulo Coelho, Judith Hermann, Rafik Shami, Janne Teller, David Nicholls, Thomas Piketty, Andrej Kurkow, Alessandro Baricco.
Un focus sarà dedicato in fiera alla mutazione profonda delle «tecniche di pubblicazione», con l’attenzione tutta rivolta verso il fenomeno del self publishing. Nell’area Hall 3.1, i nuovi autori promuoveranno romanzi e saggi usciti in ebook con il fai-da-te.
Notizie arrivano anche dal Salone del libro di Torino: la kermesse avrebbe raggiunto un’intesa con il Lingotto. Fondazione per il Libro e Gl Events hanno stipulato un accordo «sostanziale» sulle condizioni economiche e organizzative della buchmesse italiana. Il contratto, che sarà rinnovato a breve, avrà durata di tre anni e vincolerà le parti fino all’edizione 2017 del Salone. L’intesa sarà sottoposta all’approvazione del cda della Fondazione, convocato per questo venerdì, giorno in cui si scioglierà anche la «riserva» sul paese ospite, che vede la candidatura della Germania.