É stata una giornata di iniziative istituzionali e cittadine quella di ieri a Bruxelles in ricordo delle 32 vittime (35 con i tre kamikaze) e dei 340 feriti degli attacchi del 22 marzo scorso che hanno sconvolto la capitale europea.

Iniziata prestissimo alla presenza del primo ministro belga Charles Michel e del re Philippe con un minuto di raccoglimento all’aeroporto di Zaventem alle ore 7:58, ora in cui due kamikaze (giovani cittadini belgi d’origine nord-africana) si lasciano esplodere, a poco distanza l’uno dall’altro, vicino al banco d’accettazione della compagnia statunitense America airlines.

LA DELEGAZIONE BELGA si è poi spostata nella stazione della metropolitana di Maelbeek, nel cuore del quartiere europeo, per un ulteriore minuto di raccoglimento alla presenza dei sopravvissuti e di alcuni familiari delle vittime. Alle ore 9:11 un terzo terrorista si lasciava esplodere in una delle carrozze della metropolitana cittadina a quell’ora colma di pendolari.
I soccorritori parleranno di scenari di guerra. I terroristi riempiranno di chiodi e bulloni gli ordigni artigianali con l’obbiettivo di fare quante più vittime possibili.

É IL RE PHILIPPE a condurre le cerimonie di commemorazione, e non il primo ministro Charles Michel, per evitare ogni tipo di polemica politica. Molte delle opposizione accusano il governo Michel, ed in particolare l’ala nazionalista fiamminga d’estrema destra, di aver deliberatamente gettato benzina sul fuoco (con facili assimilazioni fra la comunità musulmana ed i terroristi) durante i concitati giorni che hanno preceduto gli attentati del 22 marzo.

«Nessuno può capire il vostro dolore » ha ribadito il re Philippe rivolgendosi ai sopravvissuti ed ai familiari delle vittime, durante l’inaugurazione di un memoriale non lontano dalla stazione di Maelbeek. Il sovrano belga ha poi invitato tutti i cittadini belgi a «lasciarsi andare a momenti di tenerezza in questa giornata di raccoglimento».

La giornata di commemorazioni è poi continuata nel pomeriggio con tre differenti cortei che sono partiti da tre differenti punti della città di Bruxelles: dalla stazione Nord, dalla stazione Luxembourg, nel cuore del quartiere europeo, e dalla piazza centrale del comune-quartiere di Molenbeek, per poi congiungere simultaneamente nella centralissima piazza della Bourse.

Luogo in cui un anno prima era stato improvvisato un memoriale con fiori e messaggi in ricordo delle vittime.

E PROPRIO SUL CORTEO di Molenbeek, quartiere identificato come la base logistica della cellula jihadsita che ha seminato terrore a Parigi e Bruxelles, che si concentra l’attenzione della stampa.

Il corteo ha percorso a piedi la breve distanza separa questo quartiere a forte concertazione di cittadini di confessione musulmana dalla piazza della Bourse, nel cuore della città. In prima fila il coordinamento delle moschee di Molenbeek, a voler sottolineare la ferma condanna della comunità musulmana ad ogni forma di violenza, soprattutto se espressa in nome della religione. Tanti i cittadini d’origine nord-africana che hanno sfilato lungo le strade con il cartello « contro il terrorismo e contro il razzismo».

UNA CONDANNA aperta al terrorismo ma anche a tutte quelle forme di razzismo e di stigmatizzazione che hanno identificato Molenbeek come un quartiere di terroristi e contro la facile assimilazione del cittadino europeo, d’origine nord-africana e di confessione musulmana, al profilo tipo del terrorista jihadista.

La notizia dell’attentato di Londra ha suscitato sgomento in un momento di commozione collettiva durante l’iniziativa di piazza, come a ricordare che la minaccia è ancora viva e che la chiave di volta è « la valorizzazione della diversità », a più riprese ribadito da quanti sono intervenuti pubblicamente durante la manifestazione di piazza.