Se in Francia il 2015 sarà ricordato come l’anno della paura, in Belgio all’inquietudine si dovranno necessariamente aggiungere una buona dose di misteri. La pista di sangue che parte dal Bataclan continua infatti a rimandare a Bruxelles, ma invece che illuminarsi via via che le indagini proseguono, si fa ogni giorno più intricata e oscura.

È qui che è stato avvistato l’ultima volta Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi ancora in fuga ed è sempre qui che, malgrado siano stati schierati inizialmente anche i carri armati e decretato il coprifuoco, non solo non si è venuti a capo dell’intera filiera terrorista responsabile delle stragi del 13 novembre, ma si sono perfino scoperte nuove minacce, provenienti da altri gruppi jihadisti.

Nelle ultime 48 ore la polizia belga ha arrestato due persone, non coinvolte direttamente nelle indagini sul massacro perpetrato in Francia, ma che sono sospettate di aver preparato attentati simili che dovevano aver luogo in quelli che gli inquirenti hanno definito come «luoghi emblematici di Bruxelles» in occasione dei festeggiamenti per la fine dell’anno.

I due arrestati, uno dei quali viene indicato come una «figura direttiva» di una cellula jihadista, sono stati individuati in seguito a una serie di perquisizioni che hanno avuto luogo tra domenica e lunedì sia nell’hinterland di Bruxelles che nella regione del Brabante fiammingo e a Liegi.

Gli agenti non hanno trovato né armi né esplosivi, che si sospetta possano però essere ancora celati altrove, ma diverso materiale informatico, video e testi di propaganda del sedicente Stato islamico e alcune divise militari, di quelle in uso ai soldati che ancora pattugliano le maggiori città del paese insieme alle forze dell’ordine. L’inchiesta è ancora in pieno svolgimento e potrebbe riservare nuove sorprese nelle prossime ore. Al punto che il livello di allerta a Bruxelles è stato portato nuovamente a quota tre su un massimo di quattro.

Come sottolineava il maggiore quotidiano locale, Le Soir, le autorità non escludono infatti altre minacce, che potrebbero essere in particolare rivolte contro le forze dell’ordine. Fino al 4 gennaio tutti i commissariati del centro di Bruxelles, a cominciare da quello più vicino alla Grand-Place, come i singoli agenti, dovranno osservare particolari misure sicurezza, dopo che in un documento dell’organismo dei servizi che vaglia tutte le informazioni relative al terrorismo, l’Ocam, questi ultimi sono stati definiti come «bersagli privilegiati» degli jihadisti.

L’idea, più volte espressa da esponenti del governo e dell’intelligence, è che visto che il centro operativo dei kamikaze del Bataclan era proprio il Belgio, i sopravvissuti di quell’azione e i loro complici non avrebbero tardato a farsi sentire anche in questo paese. Già prima dell’allarme odierno, ad esempio, Jan Jambon, ministro degli Interni e esponente dell’ala dura della N-Va – la Nuova Alleanza Fiamminga, prima forza politica delle Fiandre e partner insostituibile dell’esecutivo belga di centro-destra – aveva dichiarato come un attentato del tipo di quello portato tragicamente a termine a Parigi fosse stato «programmato dai terroristi per domenica 22 novembre a Bruxelles». Jambon non ha però ancora chiarito se il pericolo sia stato sventato dalla pressione esercitata dalla polizia sugli ambienti del radicalismo islamico o da un cambio di programma da parte degli stessi jihadisti.

Ed è proprio questo l’aspetto più sinistro dell’intera vicenda. A un mese e mezzo dai fatti di Parigi, l’unica certezza a cui gli stessi inquirenti sembrano essere giunti è che il Belgio rappresenta una sorta di ridotta per i sostenitori dell’Isis che hanno trovato sostegno e coperture in alcuni comuni della periferia di Bruxelles, come Molenbeek, Malines o Vilvorde, o di Anversa. E hanno potuto giovarsi dell’impreparazione o delle divisioni amministrative delle forze dell’ordine derivanti dalla rivalità tra i municipi valloni e quelli fiamminghi.

Così, nel paese che detiene, in percentuale, il record di foreign fighters partiti alla volta di Iraq e Siria – oltre 500 in pochi anni – il super ricercato Salah Abdeslam sarebbe riuscito a fuggire dall’abitazione in cui si nascondeva chiuso dentro un armadio nel corso di un finto trasloco realizzato dai suoi complici.

Alla vigilia di Capodanno, i giornali belgi si chiedono se alla fine nel centro di Bruxelles non saranno vietati anche i fuochi d’artificio, ma è chiaro che i quesiti senza risposta che riguardano la sicurezza in Belgio sono di ben altra natura e c’è da credere che resteranno tali anche dopo il 31 dicembre.