La giornata di ieri sul fronte Ue non è stata generosa nei confronti del nuovo governo Cinquestelle-Lega in corso di formazione. In mattinata dalle pagine del tedesco Handesblatt è arrivato il monito del vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis: «Noi riteniamo molto importante che il nuovo governo mantenga la rotta e porti avanti in modo responsabile la politica di bilancio», ha detto. Questo è necessario dal momento che «l’Italia ha il secondo debito pubblico più alto dopo la Grecia». Parole pronunciate nei giorni in cui il nostro spread è schizzato in alto, anche se ieri la sua corsa ha frenato: dai 185 punti di chiusura di lunedì è sceso fino a 177.

D’altronde, le principali riserve del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sembra si concentrino proprio sulle questioni economiche, e in particolare sul rapporto del futuro governo con il Patto di stabilità, il ruolo della Ue e l’euro. Il ministero dell’Economia nell’organigramma tracciato da Di Maio e Salvini sarebbe saldo nelle mani della Lega, partito decisamente antipatizzante rispetto alle maglie Ue.

Preoccupazione è stata espressa da un’altra commissaria, Cecilia Malmstroem, che ha la delega del commercio Ue: «Non abbiamo visto ancora tutte le questioni, ascolteremo e parleremo con loro, ma sì, ci sono alcuni elementi preoccupanti» nelle idee di politica commerciale del nuovo governo italiano, ha spiegato. Elegante la risposta del leghista Gian Marco Centinaio: «La commissaria Malmstroem vada a lavorare».

Intanto oggi è atteso un messaggio molto dettagliato al nuovo governo, incentrato soprattutto sui nodi del debito e delle pensioni. Nelle «Raccomandazioni specifiche» in arrivo da Bruxelles, comunque, una buona notizia c’è: l’Italia non rischia nessuna procedura per debito eccessivo per il 2017, perché la crescita più ampia del previsto ha ridotto la deviazione dei conti pubblici. E quindi saranno giudicati «ampiamente in linea» con le regole di bilancio.

Il problema si sposta quindi sul 2018, anno in cui la Commissione si aspettava una correzione dello 0,3% che non c’è stata e che non è stata messa in cantiere nel Def. Con il peggioramento del saldo strutturale di un ulteriore 0,3% nel 2019, la deviazione dall’obiettivo di risanamento concordato si allargherà quindi allo 0,6%. Ma i commissari, pur sottolineando il rischio di «violazione significativa» del Patto di stabilità, sono concordi nel rinviare il giudizio definitivo, aspettando prima di tutto il Def aggiornato, e poi i dati consolidati del 2018 che arriveranno soltanto a primavera 2019.

Questo non significa che Bruxelles starà a guardare le mosse del nuovo governo senza intervenire: anzi, già nelle Raccomandazioni segnalerà il rischio di mettere mano alla legge Fornero, chiedendo al contrario all’esecutivo di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e tagliare le pensioni troppo alte e non coperte dai contributi versati.

Messaggi precisi all’Italia, infine, sono venuti anche dai vicini di casa Francia e Germania. La ministra francese degli Affari europei Nathalie Loiseau sottolinea che non è «né possibile, né auspicabile agire per conto proprio in seno all’Europa». L’auspicio del ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier è che si formi «un governo pro-europeo come negli ultimi 70 anni».