Nel cuore della capitale europea è in corso un esperimento sociale che potrebbe mettere in discussione le modalità di gestione delle aree verdi urbane. Parckfarm è un parco, a vocazione agricola, la cui gestione è condivisa fra cittadini, amministrazione pubblica ed investitori privati. Un progetto capace di coniugare la promozione di pratiche sostenibili e la coesione sociale (in un quartiere multiculturale) attraverso il coinvolgimento attivo della cittadinanza. Gli utenti del parco possono cosi indossare i panni del gestore, proponendo attività e soluzioni di pianificazione urbanistica, non senza la mediazione dell’amministrazione pubblica.

L’AREA DEL PARCO, che un tempo era attraversata dai binari di un’imponente stazione commerciale, vestigia del passato industriale di Bruxelles, ha oggi una gestione mista pubblico-privato. La gran parte della superficie è stata infatti svenduta dal pubblico in favore di un gruppo di investitori privati agli inizi degli anni duemila per la realizzazione di abitazioni di lusso, uffici, un polo fieristico con il recupero degli hangar della vecchia stazione, ma anche alcune sedi dell’amministrazione pubblica. Quello che pero sembrava essere il classico progetto di speculazione edilizia si è invece rivelato un esperimento di gestione partecipata dello spazio pubblico.

È STATA PROPRIO L’AMMINISTRAZIONE pubblica di Bruxelles a promuovere il progetto nel 2014, finanziando un evento temporaneo per la riqualifica dell’area, forgiando la vocazione agricola del parco. Il cuore di Parckfarm (che oggi continua ad esistere grazie alla caparbietà degli abitanti del quartiere) è infatti una serra agricola, che ospita una caffetteria associativa gestita direttamente dai cittadini. Uno dei pochi luoghi d’incontro per le varie comunità che animano il quartiere, intorno a cui sono stati realizzati degli orti comunitari, un pollaio collettivo, un compost di quartiere, un forno in terra e paglia e delle arnie per la produzione e la vendita del miele. Il coinvolgimento dei cittadini è su base volontaria e la presenza di alcune figure professionali, per la coordinazione delle attività e la gestione amministrativa, finanziata con fondi pubblici e con gli incassi della caffetteria autogestita, garantisce l’equilibrio delle pratiche di partecipazione dal basso fra cittadini di diversa origine ed estrazione sociale.

LE PRATICHE CHE CONNOTANO la vocazione agricola del parco sono anch’esse innovatrici: il bagno pubblico è una compost toilet, con tanto di compost per la gestione dei rifiuti organici umani. Anche i rifiuti della manutenzione del parco sono compostati sul posto e riutilizzati per le colture orticole ed ornamentali. Il taglio del manto erboso è affidato (in fase sperimentale) ad un gregge di pecore, naturalmente sotto la vigile supervisione di un pastore urbano. A breve verrà anche inaugurato un frutteto comunitario dove i cittadini potranno liberamente andare a raccogliere i frutti di stagione. Le attività ludiche, ricreative e pedagogiche sono poi il risultato dell’iniziativa spontanea dei cittadini, i quali possono proporre attività ed eventi sulla base del proprio gusto e della propria sensibilità, creando un contesto di condivisione e di convivialità.

IL SUCCESSO DI QUESTO PROGETTO, che oggi gode di visibilità internazionale, è dovuta alla capacità di unire la promozione di pratiche ecologiche, considerate (a torto) appannaggio esclusivo delle classi agiate, e l’inclusione sociale in un’area della città soggetta a forti tensioni sociali. La pressione immobiliare dei promotori privati, proprietari di una parte importante del parco, è all’origine di un lento ma inesorabile processo di espulsione delle classi popolari in favore di fasce decisamente più facoltose. Siamo infatti nel tristemente famoso quartiere di Molenbeek, in auge nella cronaca internazionale legata al cosiddetto terrorismo di matrice islamica made in Europe. Un’ aera della città, dove le percentuali di disoccupazione e di reddito pro capite sono fra le più preoccupanti d’Europa e dove rari sono i luoghi che stimolano la cooperazione fra differenti comunità.

Attraverso l’organizzazione di una serie di attività ludico-ricreative e pedagogiche, Parckfarm riesce nel difficile compito di coniugare la promozione di una coscienza ecologica con la valorizzazione della diversità culturale, costruendo una visione comune al di là della classe sociale d’appartenenza. L’attenzione dei media locali e di studiosi a livello internazionale hanno permesso ai cittadini di prendere coscienza della straordinarietà della propria azione.

CON UNA GESTIONE PARTECIPATA del parco, gli abitanti hanno acquistato la capacità di influenzare attivamente le decisioni che riguardano il proprio quartiere, verso l’amministrazione pubblica per il sostegno a un esperimento civico di gestione partecipata di un’area verde, verso i promotori privati costretti a tener conto, nel processo speculativo, delle virtù ecologiche del parco e della connotazione multiculturale del quartiere.