La Commissione europea si è svegliata. Di fronte alla triplice crisi vissuta dalla Ue negli ultimi anni – crisi finanziaria, crisi dei migranti e crisi dei valori comuni – Bruxelles propone una reazione attraverso una consistente riforma del bilancio per il periodo 2021-2027. Un bilancio difficile da chiudere, visto che nel 2020 interverrà la Brexit e la Ue perderà i 12-14 miliardi di euro di contributo britannico. La Commissione affronta per prima la crisi dei valori: propone di condizionare il versamento dei fondi all’indipendenza della giustizia. Una bomba per i paesi nel mirino di Bruxelles: Polonia, Ungheria, Malta e anche Romania. I paesi dell’est europeo sono i maggiori beneficiari dei fondi Ue. Contro la Polonia, la Commissione ha aperto una procedura nello scorso dicembre, destinata a finire nel nulla perché attuata in nome dell’articolo 7, che richiede l’unanimità (e l’Ungheria voterà contro e magari non sarà la sola). Invece, utilizzando l’articolo 322, che prevede la possibilità di sospensione dei fondi, il voto richiesto è a maggioranza qualificata. La Polonia ha già protestato, accusando Bruxelles di voler fare della gestione dei fondi uno strumento politico.

Per far fronte alla crisi dei rifugiati e forzare la mano ai recalcitranti, la Commissione propone di destinare una parte del Fondo sociale all’integrazione dei migranti (nel budget attuale, 2014-2020, il Fondo sociale è dotato di 100 miliardi).

La Commissione prevede un bilancio di 1279 miliardi di euro su sette anni, pari all’1,11% del pil Ue, in aumento rispetto ai 1087 miliardi attuali (a 28). Ma per compensare il “buco” britannico, ci dovranno essere dei tagli: la proposta di Bruxelles è diminuire del 6% la Pac (oggi 37% del bilancio Ue) e dell’8% i Fondi di coesione (oggi 35%), cioè un altro colpo ai paesi dell’est, grandi beneficiari. Addirittura, la Commissione delinea la possibilità di riorientare parte di questi fondi, a favore di paesi con forti squilibri regionali e con una massiccia disoccupazione giovanile. L’Austria e l’Olanda hanno già messo le mani avanti e hanno ribadito che non vogliono sentir parlare di aumento dei versamenti per i paesi contributori netti. Francia e Germania sono invece aperte all’ipotesi di un aumento dei contributi, ma a Parigi dovranno fare i conti con la diminuzione dei contributi all’agricoltura, importanti per i francesi. Far quadrare il prossimo bilancio non sarà facile. La Commissione prevede un aumento considerevole delle spese per la difesa, portate a 13 miliardi. E’ allo studio un aumento delle “risorse proprie” (la Ue non impone tasse a suo nome), che ora dipendono da tre fonti: diritti doganali, Iva e contributi degli stati. La Commissione vorrebbe destinare la tassa sugli scambi di diritti a emettere Co2. Bruxelles non solo vuole molte novità per il nuovo bilancio, ma intende anche mettere fretta ai 27 stati membri. Il budget 2021-2027, nelle intenzioni di Bruxelles dovrà essere approvato prima delle elezioni europee del maggio 2019, due mesi dopo la Brexit definitiva.

Intanto, con Londra la tensione cresce su tutti i fronti. L’ultimo episodio riguarda Galileo, il concorrente europeo del Gps statunitense, previsto per essere operativo nel 2026. Per Bruxelles, Brexit significa anche uscire dai programmi comuni europei, Galileo compreso. La Gran Bretagna è infuriata, pretende la restituzione dei soldi già investiti e minaccia di mettere a punto un proprio sistema. Bruxelles si inquieta per un possibile spionaggio industriale. E’ già stato deciso che una base di controllo di navigazione satellitare, ora in Gran Bretagna, sarà spostata in Spagna.