I vaccini hanno risparmiato decine di migliaia di vite umane solo in Italia. Lo ha detto Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), intervenendo in audizione presso a commissione Affari Costituzionali del Senato. «Secondo i dati più recenti, grazie alla copertura vaccinale a partire dalla primavera scorsa si sono potuti evitare 445 mila casi, 79 mila ricoveri e 9.800 ammissioni in terapia intensiva, oltre a 22 mila decessi», ha spiegato agli onorevoli. Sono numeri davvero importanti, che tuttavia hanno solo attutito le conseguenze della pandemia, che finora ha fatto registrare in Italia oltre 134 mila vittime.

Eppure, 22 mila decessi in meno sono un numero altrettanto impressionante e che dovrebbe far riflettere chi sostiene che «i vaccini non funzionano». Anche se si tratta solo di una stima probabilistica. Il calcolo lo hanno fatto i ricercatori dell’Iss sulla base dell’efficacia dimostrata sul campo dai vaccini, e si riferisce al periodo gennaio-settembre 2021. Lo studio è contenuto nell’ultimo numero della rivista di epidemiologia Eurosurveillance. Com’è prevedibile, la fascia d’età che ha maggiormente beneficiato dei vaccini è quella degli ultrasettantenni: delle 22 mila vittime risparmiate, quasi ventimila sono in questo gruppo. Circa la metà dei decessi evitati si sarebbero localizzati nel nord Italia, che da solo vale circa la metà del totale delle vittime.

COME TUTTE LE STIME, anche questa ha un’incertezza e 22 mila vittime è solo il valore più probabile. Se il vaccino si rivelasse più efficace del 10% di quanto ipotizzato dagli scienziati, le vite risparmiate sarebbero addirittura 48 mila. In caso contrario, potrebbero essere anche meno di quattordicimila. La stima citata da Brusaferro, dunque, è persino prudenziale. E non risente di un pregiudizio nazionalistico, sebbene Brusaferro e l’Iss abbiano dettato le strategie anti-pandemia del governo italiano e potrebbero avere l’interesse a ingrandire i successi delle proprie decisioni.

Infatti, sullo stesso numero di Eurosurveillance è presente un altro studio che riguarda tutti i paesi europei e giunge a conclusioni simili. A firmarlo sono i ricercatori dell’ufficio europeo dell’Oms e dell’Ecdc, che non rispondono al governo italiano. Secondo i ricercatori, i morti evitati grazie ai vaccini sarebbero 35 mila, ancora più dei 22 mila stimati dall’Iss. Il surplus si spiega facilmente: la ricerca dell’Oms esamina solo gli ultrasessantenni ma si estende fino alla fine di novembre. Copre dunque anche il periodo in cui, senza vaccini, avremmo con molta probabilità assistito a una quarta ondata analoga a quella del 2020, che fece registrare un picco di quasi mille decessi al giorno. Anche in questo caso non si tratta di dati gonfiati ad arte per far fare bella figura all’Italia.

Secondo i dati Oms, Francia (38 mila decessi evitati), Spagna (89 mila) e Regno Unito (185 mila, Scozia compresa) hanno beneficiato dei vaccini ancora più di noi in termini assoluti. In proporzione alla popolazione, invece, Islanda, Scozia, Israele e Norvegia sono i paesi dell’area europea (a cui fa riferimento anche Tel Aviv per le politiche sanitarie) in cui la percentuale dei decessi evitati è stata più elevata (maggiore dell’80%).

A ULTERIORE CONFERMA dei numeri comunicati da Brusaferro giunge un terzo studio, compiuto da un gruppo di ricercatori italiani guidati dal fisico ed epidemiologo Alessandro Vespignani ma tutti attivi nelle università di Greenwich (Regno Unito), Boston e Bloomington (Usa). Lo studio è stato pubblicato in rete, ma non ancora valutato da una rivista scientifica. Secondo loro, nei primi sei mesi del 2021 i vaccini avrebbero salvato 29 mila vite umane, con una forchetta compresa tra i 16 mila e i 42 mila decessi in meno. Sono cifre molto vicine a quelle dell’Iss.

LE STATISTICHE UFFICIALI tuttavia, misurano solo 14 mila decessi in meno tra i 74 mila del 2020 e i 60 mila del 2021. Le statistiche relative alla prima ondata del 2020, però, sono largamente incomplete, perché tra i decessi ufficiali dovuti al Covid e quelli registrati all’anagrafe in eccesso rispetto allo stesso periodo del 2019 vi è una differenza di circa ventimila persone. Si tratta in gran parte di persone decedute per Covid nelle prime settimane dell’epidemia, quando il coronavirus travolse il sistema sanitario lombardo e migliaia di persone morirono senza aver ricevuto un test diagnostico. Senza i vaccini, inoltre, l’ondata autunnale che si è scaricata sui paesi dell’est Europa avrebbe colpito anche l’Italia. E il tributo di vite umane pagato alla pandemia sarebbe stato ben più alto.