Bruno Dorella suona in tre gruppi diversi, gira l’Italia e l’Europa per portare la sua musica sui palchi più sperduti, rappresenta così la perfetta incarnazione del musicista che per campare riesce a fare anche 150 concerti in un anno. A 40 anni si ritrova più che mai appassionato e fiero del suo lavoro, che nel tempo lo ha portato anche a fondare (e poi chiudere) un’etichetta come Bar La Muerte, scoprendo piccoli gioielli tutti italiani come Bugo, gli Zeus, Bologna Violenta. Ora Dorella pubblica un nuovo album con la sua band di più lungo corso, i Ronin, che con Adagio furioso giungono al quinto capitolo di un percorso personalissimo dove rock e sound cinematografico vanno a braccetto, musica strumentale e folk esplorato in ogni forma.

Un lavoro in cui prendono il sopravvento la melodia e l’atmosfera onirica. «Lavorando su più progetti» spiega Dorella, «cerco di renderli più distinti tra loro. Ho tre gruppi ognuno dal suono peculiare, addirittura suono strumenti differenti». Dorella è infatti conosciuto per essere un batterista dalla tecnica essenziale, di derivazione punk, ma estremamente efficace. Il suo primo strumento è però la chitarra, che nei Ronin usa per comporre. «Come chitarrista sono un produttore di temi costante, il mio forte sono le idee più che la tecnica» riflette Bruno». Dorella si rituffa ora in tourneè coi suoi Ronin, accompagnato da una formazione totalmente rinnovata: «Quando esce un disco dei Ronin almeno per un anno l’impegno è notevole, quindi posso capire che uno non se la senta più dopo un tour intensissimo quale è stato quello dell’album precedente, Fenice. Nella zona di Ravenna, dove ora vivo, ho trovato dei musicisti molto giovani e preparati, che hanno il giusto entusiasmo».

Il suono visionario ed evocativo creato dalla band, oltre che la predilezione per i brani strumentali, ha creato nel tempo un legame quasi naturale con il cinema. Sono diverse le collaborazioni tra film, corti e serie tv. Uno degli esperimenti più riusciti resta la colonna sonora scritta per il documentario di Alina Marrazzi Vogliamo anche le rose, collaborazione poi ripropostasi per il film Tutto parla di te. L’ultimo album dei Ronin nasce proprio da una colonna sonora: molto materiale è stato scritto infatti per l’esordio su lungometraggio di Enrico Maria Artale, Il terzo tempo.

Il rapporto col cinema si sta sviluppando ultimamente anche attraverso sonorizzazioni dal vivo. Nel 2014 uno dei lavori presentati è stato Frankenstein, il capolavoro di James Whale del 1931, musicato dagli Ovo. E poi la proiezione del Deserto Rosso di Antonioni, con le musiche «live» della Byzanthium Experimental Orchestra, costituita appositamente per celebrare il cinquantesimo anniversario dall’uscita dell’opera del maestro: «Abbiamo riempito il Teatro Alighieri a Ravenna, dove sono state girate delle scene del film: è stato un piccolo trionfo».