Si dice spesso che la morte di un anziano o anziana di un popolo indigeno è una perdita per tutta l’umanità. Che con lui, o con lei, se ne va una parte della storia, quella trasmessa oralmente di generazione in generazione. Di certo è incalcolabile la perdita di Domingo Choc, noto come Abuelo Domingo o Tata Mingo, bruciato vivo a San Luis Petén con l’accusa di stregoneria.

L’Abuelo Domingo era una guida spirituale maya, un erborista, un grande esperto di medicina naturale, impegnato a trasmettere la conoscenza ancestrale alle nuove generazioni e al mondo intero. È per questo che lavorava in un’équipe transdisciplinare legata a due ricerche condotte dall’Università di Zurigo, dalla University College di Londra e dall’Università del Valle del Guatemala (Uvg).

L’antropologa dell’Uvg Mónica Berger de White lo ricorda mentre, alcuni mesi fa, camminava nel bosco vicino alla sua comunità spiegando a due giovani studenti con quali invocazioni chiedere alle piante medicinali il permesso di tagliarle, e come prepararle, conservarle e applicarle.

Stava anche contribuendo alla stesura di un libro sulla scienza erboristica maya q’eqchi’, allo scopo sia di preservare le erbe medicinali minacciate dalla distruzione della foresta del Petén, che di salvaguardiare la proprietà intellettuale del suo popolo. «Era un eroe del popolo q’eqchi’», commenta l’antropologa, chiedendo che si faccia giustizia sul suo crudele assassinio.