Stava dormendo nel giaciglio che come ogni sera sistemava sotto il portico della mensa all’interno della missione dei cappuccini; un paio di coperte, qualche roba usata e nulla di più, quel che a Marcello Cimino, 45 anni, rimaneva d’una vita che gli aveva voltato le spalle, finendo a vivere per strada tra stenti, espedienti e sofferenza. È notte. Il cancello della missione di San Francesco, gestito dai frati cappuccini, è semi-aperto per consentire ai volontari di portare cibo e coperte ai senzatetto che si rifugiano in questo luogo di solitudine. La strada, un budello tra due alte mura, è a pochi metri dal cimitero dove si trovano le catacombe, attrazione giornaliera per decine di turisti.

Un uomo con un giubbotto scuro e un passamontagna calato sul volto si avvicina con un secchio bianco in mano al giaciglio, dove dorme Marcello. A meno di un metro, l’uomo nero svuota il secchio pieno di benzina addosso al clochard; da sotto le coperte si scorge un sussulto, Marcello alza il capo; l’uomo nero fa tre passi indietro in modo repentino: dalla tasca estrae un accendino e salta addosso alla sua vittima, dandogli fuoco.

Si sviluppa una fiammata, l’uomo nero indietreggia di botto, fa un gesto per spegnere le fiamme che gli stanno bruciando i pantaloni e fugge.

Il frame del film dell’orrore è ripreso da una telecamera di videosorveglianza. Mentre il corpo carbonizzato del povero Marcello giace ancora tra i resti bruciati delle coperte e le mura annerite del portico, la scena atroce di un delitto efferato fanno il giro del web. Sotto quel passamontagna si cela un movente sconcertate: la gelosia. L’assassino ha ucciso in quel modo, scuotendo le coscienze di quanti hanno avuto un brivido nel guardare quelle immagini impressionanti, per motivi passionali.

A risolvere il giallo è stata la polizia. Proprio grazie a quel video, sul quale la Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento, gli investigatori della squadra mobile sono riusciti a risalire a un sospettato che dopo tre ore di interrogatorio è crollato.

«Sì, l’ho ucciso io», ha confessato Giuseppe Pecoraro. L’assassino è un benzinaio, 45 anni. Ha agito accecato dal sospetto che la sua donna avesse una relazione con la sua vittima. «Pensava che Cimino gli insidiasse la moglie», riferisce il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti mentre l’uomo viene portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario.

Tra i due c’era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla missione; lì si trovano una rivendita di frutta e verdura e nelle vicinanze un distributore di carburante. Gli agenti, che erano già sulle tracce dell’omicida dopo avere interrogato alcune persone del luogo, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. L’uomo ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato «con la macchinetta del caffè». Ma poi è crollato.

La confessione arriva dopo una lunga giornata di sgomento cominciata nella notte, quando i vigili del fuoco, allertati per un incendio, hanno scoperto il corpo carbonizzato del senzatetto.

Cimino viveva in strada dopo che tre anni fa si era separato dalla moglie, l’ultima volta le sue due figlie l’avevano visto per i funerali di una parente. Monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, esprime con parole nette lo stato d’animo dei tanti che sono rimasti storditi da quelle immagini orribili: «È terribile, perché se un uomo è capace di fare un gesto di questo genere vuol dire che il cuore realmente sta diventando di pietra, un cuore che si indurisce, che perde se stesso, che perde la propria identità: su questo io non posso che esprimere la mia indignazione». Guardando quel video, insiste l’arcivescovo, «è impensabile che un uomo sia capace di fare un gesto così efferato. Noi tutti siamo sempre di più interpellati a ripensare alla nostra vita in altri termini, a ripensarla dai più fragili».

Il sindaco Leoluca Orlando ha fatto esporre le bandiere a mezz’asta sui balconi del Palazzo comunale, invitando i cittadini a partecipare con un gesto di ribellione pacifica e silenziosa. In ricordo di Marcello questa sera si terrà una fiaccolata con il corteo che si muoverà da piazza Cappuccini fino a raggiungere la missione San Francesco, dove è avvenuto l’omicidio.

Cristina Avonto, presidente della federazione italiana organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) spiega che «nessuno sceglie di vivere per strada, si arriva in questa situazione perché non ci si può più permettere una casa, non ci si riesce più a mantenere, perché si vive un momento di difficoltà e non si trova più una via d’uscita da questa condizione». In Italia, ricorda l’associazione, sono più di 50 mila le persone che vivono per strada; 2.800 a Palermo, circa 4 mila in Sicilia.