«Questi licenziamenti sarebbero il cataclisma per il mio comune e per l’intera area Vestina». Rocco D’Alfonso, sindaco di Penne, cittadina in provincia di Pescara, continua a ripeterlo, quasi ossessivamente. Nelle ultime settimane da queste parti la situazione s’è fatta drammatica, perché la Brioni Roman Style ha comunicato un piano da 400 esuberi tra gli stabilimenti della zona – a Penne, Civitella Casanova e Montebello di Bertona – e in quello di Curno, nel Bergamasco.

«Penne è Brioni – evidenzia il primo cittadino -. E questa vertenza coinvolge ogni famiglia. E se si desse attuazione ai tagli, qui sarebbe il parapiglia. Crollerebbe tutto…». Per questo da alcune settimane si susseguono incontri, confronti e tavoli tecnici.

Per questo un’assemblea sindacale ha riempito lo stadio, in ogni ordine di posti. E ieri mattina i dipendenti dell’azienda di alta moda sono scesi in strada a protestare. Erano in tanti – sono 1.200 complessivamente, i lavoratori dell’impresa – sotto la sede dell’assessorato regionale alle Attività produttive. Tra loro molte donne, a chiedere soluzioni, a gran voce. Con bandiere e rabbia. Con la voglia di tornare tra stoffe, filo e aghi, senza doversi preoccupare di altro.

La Brioni, che ha alle spalle 70 anni di attività e che realizza abiti da uomo su misura, dal 2012 è di proprietà della holding francese Kering che, a mano a mano, ha visto crollare le commesse sui mercati internazionali.

Negli anni d’oro contava circa 1.500 dipendenti e fino a 70mila capi prodotti. Poi la crisi. Per il 2016 si parla di 42mila abiti da realizzare. Sott’accusa anche una serie di investimenti sbagliati, in Italia e all’estero, che hanno condotto ad una conseguente politica di ridimensionamento. Quindi è stato deciso di dare una netta sforbiciata alle maestranze, di mandarne via un terzo.

E’ scattata la mobilitazione perché – proprio come va dicendo il sindaco – quest’azienda è il cardine attorno al quale ruota l’economia del territorio. «Tagli che non sarebbero sostenibili per la comunità», dichiara Domenico Ronca, segretario della Filctem Cgil di Pescara. «È necessario portare la questione al ministero dello Sviluppo economico», ribadisce Paolo Pirani, segretario della Uiltec Uil.

«Per noi è una vertenza di carattere nazionale perché Brioni, per la sua storia, è una eccellenza del nostro Paese – afferma Giovanni Lolli, vice presidente della Regione Abruzzo -. La vertenza, che reputo delicata e grave, verrà seguita con particolare attenzione e vedrà coinvolto ogni livello istituzionale. La proprietà ha assicurato che non dislocherà l’azienda e che manterrà aperti i tre siti produttivi.

Inoltre ha annunciato che presenterà, a breve, un nuovo piano industriale: se questo dovesse garantire gli attuali livelli occupazionali siamo pronti a mettere in campo strumenti agevolativi. Oltre ai fondi previsti per l’emergenza legata al dissesto strutturale che interessa una parte dell’opificio di Penne, abbiamo programmato altri interventi, e tra questi ci sono i fondi erogati dalla legge nazionale 181 che prevede finanziamenti nelle aree di crisi e le risorse della programmazione europea 2014-2020 finalizzate a rilanciare il settore tessile. Noi faremo la nostra parte».

Il presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso, per cercare di dipanare la vicenda, ha incontrato a Roma la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi. «Che mi ha garantito – fa sapere – che il ministero dello Sviluppo economico adotterà tutti gli strumenti di tutela possibili per consentire alla Brioni di andare avanti. A breve ci vedremo per individuare un percorso comune finalizzato a trovare una soluzione positiva alla vertenza».

Brioni ha portato il Made in Italy nel mondo. Ha disegnato, tagliato, cucito e spedito abiti su misura in ogni parte del pianeta. Alla Casa Bianca, e in particolare a Barack Obama, al Sultanato del Brunei, sull’isola del Borneo, nel Sud-est asiatico. Ha vestito star e attori, come Arnold Schwarzenegger e il celeberrimo 007, James Bond. Può ancora rappresentare una eccellenza italiana.