A due giorni dall’attivazione della procedura sulla Brexit, la premier Theresa May ha intrapreso un viaggio nelle quattro nazioni del Regno Unito che non può essere «indebolito o diviso in un momento tanto importante», ha detto ieri in Scozia, prima tappa del tour. L’incontro a Glasgow con la «first minister» indipendentista Nicola Sturgeon non ha però prodotto alcuna intesa e oggi il parlamento scozzese si appresta a votare a favore di un secondo referendum per l’indipendenza.

Il secondo rebus per May  sarà il governo dell’Irlanda del Nord dove Londra concederà una proroga dopo la rottura dei negoziati sulla ricostituzione di un governo locale di unità nazionale fra i repubblicani dello Sinn Féin e gli unionisti del Dup. In alternativa alla proroga, Londra avrebbe potuto decidere di indire nuove elezioni locali o di tornare al cosiddetto «direct rule», l’amministrazione diretta del governo britannico. Un gesto rischioso, in grado di scatenare proteste, tanto più in coincidenza con il via alla Brexit, contro la quale ha votato la maggioranza dei nordirlandesi nel referendum del 23 giugno scorso.