«L’unione Europea è una forza al servizio dell’ingiustizia sociale», che «favorisce i ricchi a scapito dei non abbienti». Parola di Ids. Ian Duncan Smith aveva dato da poco le dimissioni da ministro del lavoro e delle pensioni per poter meglio dare addosso all’odiato David Cameron, e oggi ha finalmente potuto godere della sua nuova libertà aggiungendo un capitolo alla guerra, intestina nelle fila dei tories: uno scontro che ha il fatidico, temuto e bramato, Brexit in palio.

Un tempo noto per la pacatezza dei toni, l’ex ministro conservatore sta vivendo una seconda giovinezza che lo spinge sull’orlo di affermazioni vere, pur al servizio dei suoi propositi nazional-isolazionistici. Ieri, in un discorso inteso a confutare lo «storicismo» di Cameron – il premier si era lanciato in un reboante discorso che, partendo dall’impero romano arrivava a Winston Churchill passando per Elisabetta I, arruolandoli tutti nell’inevitabile partecipazione della Gran Bretagna al progetto europeo per la salvaguardia della pace – Duncan Smith ha aggiunto che la migrazione incontrollata abbassa i salari e aumenta il costo della vita.

Gli ha immediatamente risposto Alan Johnson, il neolaburista anche lui ex ministro (dell’interno) a capo della fazione per il Remain, sostenendo che l’Unione europea protegge i lavoratori e ne impedisce lo sfruttamento, e ribattendo che Ids e i suoi definiscono solitamente tale protezione come dei «lacci e lacciuoli» che soffocano le imprese.

Al suo fianco, per il lancio del bus itinerante della campagna ufficiale del Labour a favore dell’In, era il leader Jeremy Corbyn. Che ha fatto la sua parte, pur visibilmente sotto sforzo, ma non senza lasciarsi sfuggire un’uscita che avrà senz’altro fatto infuriare i centristi del partito: ha infatti attaccato il trattato economico ultraliberista Ttip fra Bruxelles e gli Usa.