Giappone, dal Consiglio Ue ok al trattato. Vittoria di Abe

Il Consiglio dell’Ue, formato dai governi europei, ha autorizzato ieri la firma del trattato di libero scambio con il Giappone. La firma è prevista l’11 luglio a Bruxelles, in occasione della visita del premier giapponese, Shinzo Abe.
L’accordo sarà poi inviato per la ratifica al solo parlamento europeo. Il trattato nasce, infatti, monco. Per evitare la ratifica da parte di tutti gli stati membri dell’Ue il trattato si limita a regolare commerci di beni (58 miliardi di export Ue) e servizi (28 miliardi), lasciando fuori gli investimenti.

Proprio gli investimenti e i meccanismi di soluzione delle relative controversie hanno rappresentato l’ostacolo maggiore alla ratifica di Ceta e Tttip da parte dei parlamenti nazionali. Cadranno i dazi sul 90% delle merci, ma come avverte la Sws (un centro di ricerche tedesco), le barriere più importanti in questo caso sono culturali e non si possono abolire per trattato. Un risultato comunque importante per Abe che sta cercando di cambiare la cultura d’impresa giapponese.

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Pompeo da Kim: lista di siti nucleari da smantellare

Ieri il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha fatto visita a Pyongyang e ha incontrato funzionari nordcoreani per affrontare «nei dettagli» le modalità di smantellamento del programma nucleare della Corea del Nord. Pompeo ha visto Kim Yong Chol, protagonista dell’organizzazione dello storico incontro del presidente Trump con il leader Kim Jong-un lo scorso mese a Singapore. Tre ore di discussione di cui non si conoscono i dettagli.

Come non si sa se Pompeo vedrà o meno Kim Jong-un. Di certo ci sono i tweet del segretario di Stato: «Non vedo l’ora – ha scritto – di proseguire i miei incontri con i leader nordcoreani. C’è molto lavoro da fare ma la pace vale lo sforzo». Secondo indiscrezioni, i «dettagli» in questione riguardano l’individuazione di una lista preliminare di siti nucleari da chiudere e il recupero dei resti di alcuni soldati statunitensi, morti durante la guerra di Corea nei primi anni Cinquanta.
Pompeo proseguirà oggi gli incontri a Pyongyang per poi volare, domani, a Tokyo per incontri con sudcoreani e giapponesi.

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Thailandia, nessun piano per i 12 ragazzini nella grotta

Speranza e paura si alternano fuori dalla grotta di Tham Luang in Thailandia: ieri sera in una conferenza stampa in notturna, il governatore locale ha parlato del tentativo di definire a breve un piano per liberare i dodici ragazzini bloccati nella grotta dal 23 giugno insieme al loro allenatore.

Dopo la morte di un sub ed ex marine dell’esercito, Saman Gunan, nel tentativo di raggiungerli, si era parlato di una possibile operazione: la polizia aveva individuato un pozzo di accesso alla grotta, a soli 150-200 metri da dove si trovano i bambini. Il pozzo, riporta il sito locale Khaosod English, è profondo un centinaio di metri e largo uno. Ma dopo un’esplorazione pare che non sia possibile trivellarlo per raggiungere la grotta.

Non mancano i problemi: l’ossigeno nella grotta si è drasticamente ridotto, anche per la presenza dei soccorritori, e l’arrivo di nuovi forti piogge monsoniche pare imminente. Il governatore esclude un’operazione a breve: «I ragazzi non hanno imparato a immergersi». Ma la sola speranza sono le gallerie, allagate, della grotta.

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Malaysia, sospesi progetti cinesi. Mahathir andrà da Xi

Dopo aver messo sotto indagine e poi fatto arrestare l’ex premier Najib Razak, per lo scandalo 1Mdb, il neo leader della Malaysia, l’anziano Mahathir, ha fatto sospendere momentaneamente alcuni progetti che vedevano il finanziamento cinese. Due di questi del valore complessivo di 22 miliardi di dollari sono stati bloccati per il sospetto che una parte del prestito concesso per realizzarli da una banca statale cinese sia stata in realtà usata per pagare tangenti. I due progetti bloccati riguardano la East Coast Rail Link, la linea ferroviaria che dovrebbe collegare la Thailandia alla capitale malese Kuala Lumpur.

Che il cambiamento al governo in Malaysia fosse rilevante negli equilibri asiatici era risaputo; in pochi forse si aspettavano questa piega. Pechino ad ora non ha reagito, ma il primo ministro della Malaysia, Mahathir Mohamad, si recherà personalmente a Pechino per rinegoziare i grandi progetti infrastrutturali bloccati, che costituiscono però parte integrante della visione cinese della nuova Via della seta.