Yemen, dai Saud bombe e «tregua»

Ieri, poche ore dopo aver bombardato il nord dello Yemen controllato dagli Houthi (tra cui silos di grano al porto di Salif e un magazzino alimentare di un’azienda locale, sei lavoratori feriti), l’Arabia saudita ha annunciato di voler raggiungere la tregua con il movimento Ansar Allah. La proposta: cessate il fuoco supervisionato dall’Onu, parziale riapertura dell’aeroporto di Sana’a e del porto di Hodeidah e condivisione tra Houthi e governo delle entrate fiscali del traffico marittimo, da girare in un conto comune presso la Banca centrale per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici.

Tiepida la reazione degli Houthi, che chiedono la fine totale del blocco aereo e marittimo imposto da Riyadh: «Niente di nuovo, solo propaganda mediatica. La proposta non è seria».

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Girandola di sanzioni tra Cina, Usa e Ue

La giornata di ieri sarà ricordata come quella delle «sanzioni», che oltre a porre in bilico alcuni accordi, come ad esempio quello tra Cina e Ue, creano un fronte unito tra Ue, Usa e Canada contro Pechino. Bruxelles ha infatti deciso di sanzionare alcuni funzionari cinesi in relazione alle gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang. Si tratta delle prime sanzioni europee dai tempi del 1989.

La Cina ha subito risposto decidendo di imporre sanzioni nei confronti di dieci individui e di quattro entità dell’Unione europea in risposta alle misure punitive annunciate dall’Ue. La Cina ha deciso di colpire duro, creando l’immediata reazione europea (con l’unione di tutte le forze politiche nella condanna verso Pechino) e degli Usa.

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Delta del Niger, avviso ai petrolieri

«Unyekisong informa le aziende interessate che, poiché non sono disposte a lavorare in conformità con le regole del Local Content Act e della responsabilità sociale delle imprese, tutti i loro lavoratori innocenti devono essere immediatamente evacuati da basi operative e piattaforme, sia a terra che in mare, per evitare vittime e danni».

L’avvertimento, rivolto alle multinazionali petrolifere che operano nello Stato di Akwa Ibom, Delta del Niger, è firmato dalla coalizione di gruppi armati – Unyekisong Akwa Ibom – che raggruppa almeno una decina di sigle combattenti per l’autodeterminazione e contro le attività petrolifere intensive in questa zona della Nigeria, che danneggiano le popolazioni locali con un alto tasso di inquinamento. Nella nota viene espresso anche disappunto per la «risposta passiva» del governo centrale ai ripetuti appelli degli abitanti.