SOMALIA. Camion-bomba a Mogadiscio: almeno 30 morti

L’esplosione è stata tanto potente da far collassare il tetto dell’hotel Safari, nel centro di Mogadiscio: sono almeno 30 i morti – molte persone sono però ancora sotto le macerie – nell’attentato che ieri ha colpito la capitale somala. Un camion imbottito di esplosivo è saltato in aria di fronte all’albergo, a poca distanza dalla sede del ministero degli esteri. Aveva già destato dei sospetti: al momento dell’esplosione era seguito da auto della polizia.

Nelle stesse ore un’altra bomba uccideva due persone nel quartiere di Madina, sempre a Mogadiscio. L’attentato, ancora senza rivendicazione sebbene fonti interne parlino del gruppo qaedista al-Shabaab, giunge a due giorni dalle dimissioni del ministro della difesa e del capo di Stato maggiore. Il governo le ha accettate affermando però di non conoscerne la ragione.

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IRAQ/KURDISTAN. Scontri a Kirkuk. Da Baghdad ultimatum a Erbil
Gli scontri previsti alla fine sono scoppiati: nel villaggio di Tuz Khurmatu (già teatro di episodi simili negli ultimi tre anni) a sud di Kirkuk, città contesa dal 2014 tra Erbil e Baghdad, ieri mattina milizie sciite e peshmerga si sono aperti il fuoco a vicenda. Poco dopo è entrato in vigore il cessate il fuoco, ma la tensione è alle stelle.

E se il Kurdistan iracheno tiene a precisare che responsabili degli scontri non sono state unità ufficiali dei peshmerga ma dei volontari indipendenti, il dado è tratto: Baghdad ha dato tempo alle autorità curde fino a questa mattina per lasciare Kirkuk e le sue istituzioni.

Nei giorni scorsi Erbil aveva accusato il governo centrale di voler lanciare un’operazione militare nel distretto e aveva dispiegato altri 6mila peshmerga sulla linea di «confine», non riconosciuta come legittima da Baghdad.

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SIRIA. Il 90% di Raqqa libera, l’Isis perde la sua «capitale»

Dopo l’ingresso di 30 veicoli militari turchi a Idlib (scortati, a sentire l’Esercito Libero, alleato di Ankara, dai qaedisti dell’ex al-Nusra), Damasco ha condannato la «palese aggressione» e chiesto alla Turchia di lasciare la Siria.

Il nord resta terreno di tanti conflitti. Occhi puntati su Raqqa: il 90% della città «capitale» dell’Isis è stata liberata dalle forze curde e lo Stato Islamico è prossimo alla capitolazione. «Oggi o domani la città sarà libera», ha detto ieri il portavoce delle Ypg curde.

Le immagini che arrivano raccontano da sole i quattro anni di occupazione: i civili nelle zone liberate accolgono i combattenti con volti emaciati e corpi ridotti all’osso. Migliaia di civili stanno raggiungendo i campi profughi vicini, mentre decine di autobus (secondo fonti locali) evacuano i miliziani Isis che si sono arresi, dopo un primo accordo con la coalizione a guida Usa. Non è nota la meta.