Siria, ora Ankara punta la «sua» Idlib

A Baghuz, ultima enclave Isis nell’est siriano, si continua a combattere. Restano circa 440 miliziani dopo l’avanzata delle Sdf guidate dai curdi. Ma ci sono anche migliaia di civili ostaggio. Intanto il presidente turco Erdogan, a sorpresa, ieri ha parlato di una possibile operazione congiunta con Russia e Iran a Idlib, da anni controllata da gruppi jihadisti sostenuti proprio da Ankara.

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Zimbabwe, oltre 60 minatori in trappola

Sarebbero tra i 60 e i 70 minatori, tutti con meno di 24 anni, intrappolati in una miniera nella città di Harare, in Zimbabwe, dopo il crollo di una diga che l’ha inondata. Ieri ne sono stati portati in salvo 9. L’incidente è avvenuto martedì notte: la speranza di trovarne altri vivi è minima. Tutti lavoratori senza contratto, come accade in quasi ogni miniera d’oro del paese.

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I lord contro Londra: armi ai Saud, illegale

La commissione per i rapporti internazionali della Camera dei lord condanna la vendita britannica di armi all’Arabia saudita. Va «contro la legge», scrive la commissione nel primo rapporto che definisce illegale l’export militare ai sauditi impegnati in Yemen: il governo non ha compiuto, si legge, indagini indipendenti ma si è affidato alle dichiarazioni di Riyadh.

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Kashmir, l’India minaccia il Pakistan

Dopo l’attentato più sanguinoso degli ultimi 30 anni in Kashmir, continuano ad arrivare reazioni. Giovedì un’auto è saltata in aria al passaggio di un convoglio di militari indiani, 44 morti. Rivendicato dal gruppo jihadista Jem, basato in Pakistan, l’attacco sta provocando aggressioni e minacce contro i kashmiri residenti nel resto dell’India e manifestazioni spontanee al grido di «Spara al kashmiri traditore». Reagisce anche il governo: ieri il premier Modi ha definito il Pakistan «sinonimo di terrorismo» e lo ha accusato di responsabilità nell’attacco. L’ambasciatore indiano a Islamabad è stato richiamato a New Delhi per individuare con il governo una «risposta adeguata» da dare al Pakistan, a cui è stato revocato lo status di «nazione favorita». Tra le opzioni, azioni diplomatiche per isolare il paese nella comunità internazionale.