Attacco al carcere, Ypg: «Il piano dell’Isis è fallito»

Sesto giorno di assedio della prigione Sina’a nella città di Hasakah, nella Siria del nord-est. Ieri le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno arrestato altri quattro membri dell’Isis nascosti nel quartiere e ripreso otto dormitori del carcere, del tutto circondato. Altri 250 prigionieri jihadisti si sono arresi, portando il totale a 550: sono stati distribuiti in altre carceri del Rojava. Sono stati liberati anche nove funzionari civili ostaggio.

Secondo quanto dichiarato da Ferhat Shami, portavoce delle Sdf, l’operazione va a rilento «perché siamo più interessati a liberare gli ostaggi che a eliminare i mercenari». Dichiarazioni giungono anche dalle unità di autodifesa curde, le Ypg: il piano dell’Isis è fallito, dicono: «Hanno lanciato un attacco per liberare i mercenari dalla prigione di Hasakah. Hanno mobilitato decine di cellule dormienti e raccolto intelligence per mesi. Ma le nostre forze hanno impedito che tale piano avesse successo».

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Torture in video: la polizia egiziana sotto accusa

Un video consegnato dal parente di un detenuto all’agenzia Middle East Eye mostrerebbe torture inflitte a cittadini egiziani in una stazione di polizia del Cairo, la al-Salam Awel. Non è chiaro quando sia stato girato né se sia autentico. Si vedono uomini appesi per le braccia gridare «Guardate cosa ci fa il governo».

Altre immagini mostrano le ferite alla testa e alle braccia di una trentina di detenuti e alcuni dire «Per favore, presidente (al-Sisi), salvaci». In un altro video si vede un uomo a terra, incosciente, e in un altro dei detenuti fare i nomi di tre agenti: Ahmed Badawi, Ali al-Kasab e Amro Ezzat, tutti e tre effettivamente in servizio in quella stazione di polizia. Badawi si è difeso, accusando i Fratelli musulmani di aver fabbricato il video.

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Guatemala, puniti gli stupri di guerra. Vincono le donne

Durante i 36 anni di guerra (dal 1960 al 1996) in Guatemala cinque paramilitari del cosiddetto «Civil Self-Defence Patorl» hanno rapito, stuprato e schiavizzato 36 donne indigene. Quasi tre decenni dopo, i giudici Yassmin Barrios e Gelvi Sical li hanno condannati a pene fino a 30 anni di carcere.

Per anni le donne dei villaggi del comune di Rabinal hanno lottato per avere giustizia per i crimini commessi dai paramilitari durante la loro guerra ai contadini e alla sinistra popolare dell’Unità rivoluzionaria nazionale guatemalteca. Ieri hanno festeggiato di fronte alla corte di Guatemala City dopo la sentenza, arrivata con grande ritardo: fino al 2019, il tribunale non aveva accettato il caso.