Siria, convoglio Onu non entra a Ghouta

Il secondo convoglio di aiuti umanitari (dopo i 46 camion arrivati lunedì), previsto in ingresso ieri, non è riuscito a entrare a Ghouta est, sobborgo di Damasco dove 400mila civili sono prigionieri dello scontro tra governo e milizie islamiste. Lo rende noto la Croce Rossa che insieme all’Onu avrebbe dovuto gestire la distribuzione di cibo e medicinali ai civili: «Il convoglio è stato rinviato».

***

Cina: «Reagiremo ai dazi degli Usa»

Pechino non ha mancato di rispondere alla recente politica dei dazi di Trump. La Cina «non rimarrà a guardare» e attiverà «una «risposta legittima e necessaria se uno scenario di questo tipo si dovesse verificare». Le guerra commerciali «non sono mai la giusta soluzione, soprattutto «in un mondo globalizzato», ha detto il ministro degli esteri di Pechino, Wang Yi.

***

Il Cairo e Pechino, 3 miliardi per il clima

A due anni dalla firma dell’intesa, ieri il presidente egiziano al-Sisi ha ratificato un accordo da 3 milioni di dollari con la Cina per la lotta al cambiamento climatico. Pechino invierà al ministero dell’ambiente del Cairo attrezzature per combattere i cambiamenti climatici, ultimo accordo di una serie di intese di cooperazione in diversi settori, dai trasporti alla tecnologia.

***

Le Farc rinunciano alle presidenziali

Rodrigo Londono «Timochenko», candidato alle presidenziali colombiane del 27 maggio per le Farc, si è ritirato ieri a causa di gravi problemi di salute: è ricoverato dal primo marzo e mercoledì è stato sottoposto a intervento cardiaco. Il gruppo, per la prima volta in lista alle elezioni dopo l’accordo di pace con Bogotà, correrà alle legislative di domenica con 74 candidati.

***

Gaza, 40 giorni di sit-in nelle tende

Dal 30 marzo, Giorno della Terra, per sei settimane migliaia di palestinesi di Gaza vivranno in tende erette al confine tra la Striscia e Israele, protesta indetta per chiedere il ritorno dei profughi nell’attuale Stato di Israele. Le terre lungo la frontiera sono considerate unilateralmente da Tel Aviv «zona cuscinetto»: da anni i soldati israeliani sparano su chiunque si avvicini.