Dopo l’Iraq, raid della Turchia a Kobane: due feriti

Prosegue l’offensiva turca contro i luoghi del confederalismo democratico tra Siria e Iraq. Da giorni, oltre alle montagne del nord iracheno, base militare e politica el Pkk, droni turchi stanno colpendo la Siria del nord-est. Ieri mattina due feriti sono stati feriti dai raid di due droni nel centro di Kobane, la città curda simbolo della resistenza all’Isis. Dopo un’ora di calma, i bombardamenti sono ripresi provocando danni ad alcuni negozi. Oltre ai droni, la Turchia ha impiegato l’artiglieria dalle basi lungo il confine nord tra Rojava e Bakur, il Kurdistan turco.

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Nuovo attentato islamista a Kunduz: almeno 36 morti

Dopo giorni di attentati contro la minoranza sciita hazara, ieri in Afghanistan nel mirino è finita la moschea sunnita di Mawlavi Sikandar nella città di Kunduz. Sarebbero almeno 36 gli uccisi e oltre 40 i feriti. Nessun gruppo ha per ora rivendicato ma il solito sospetto è lo Stato islamico e la sua “filiale” afghana, «Provincia di Khorasan». Che si è invece intestato gli attentati degli ultimi giorni, tra cui quello che giovedì ha colpito una moschea hazara a Mazar-i-Sharif (31 morti e 87 feriti). Il 19 aprile a essere colpiti erano stati una scuola e un centro educativo a Kabul, nel quartiere hazara Dasht-e-Barchi. Decine le vittime tra gli studenti.

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Critica il premier Modi, deputato agli arresti in India

Colpevole di tweet: giovedì il parlamentare indiano Jignesh Mevani è stato arrestato per aver criticato sul social network il primo ministro Narendra Modi, mentre in India arrivava il premier britannico Boris Johnson. Nel tweet Mevani, noto per il suo impegno a favore della marginalizzata casta Dalit, ha accusato il nazionalista hindu Modi di fomentare il settarismo religioso mitizzando la figura di Nathuram Godse, assassino del Mahatma Gandh e da una buona parte della destra indiana considerato un eroe. Per Mevani l’accusa è di «disturbo della pace e la tranquillità pubbliche». E Twitter ha rimosso il post.

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Hernández estradato negli  Usa, con nuove accuse

L’ex presidente dell’Honduras, Juan Orlando Hernández, è stato estradato giovedì negli Usa, dove è imputato per traffico di droga e armi da fuoco. Appena è stato imbarcato su un volo diretto a New York il procuratore generale Merrick Garland ha rivelato anche un nuovo capo d’accusa contro di lui: cospirazione per proteggere e trarre profitto dagli spacciatori che portano la cocaina dall’America latina negli Usa. «Dal 2014 al 2022 ha abusato della sua posizione di presidente dell’Honduras – ha detto Garland – per fare del suo paese un narco-stato».