Partygate a Downing Street, la polizia censura l’indagine

Dopo giorni di smentite e notizie che davano per imminente la sua pubblicazione, l’indagine di Sue Gray sul «partygate» a Downing Street dovrebbe venire consegnato al n. 10 entro il weekend. Ma Scotland Yard (che martedì ha annunciato una propria indagine sui fatti) ha di nuovo cambiato rotta e, dopo aver affermato che non aveva obiezioni circa la pubblicazione per intero del report, ha chiesto ora che vengano redatte le parti che si sovrappongono con la propria indagine. Le proteste si sono levate sia sul fronte labour – Starmer ha chiesto la pubblicazione integrale – che su quello tory, dove si attende di leggere l’indagine per decidere sul voto di sfiducia su Johnson. Per il deputato tory Christopher Chope quello della polizia è un « abuso di potere», mentre Scottish National Party e Lib Dem ritengono che il ritardo nella pubblicazione sia un espediente per tenere Johnson al suo posto.

Gli Usa trattengono 130 milioni di aiuti per l’Egitto

L’amministrazione Biden ha annunciato che, a causa di «preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani» tratterrà 130 milioni di dollari dei 300 promessi per l’apparato militare dell’Egitto di al-Sisi, accogliendo una richiesta fatta da dei deputati dem. Sull’ipocrisia di questa scelta – dopo che due giorni fa gli Usa hanno venduto 2,5 miliardi di dollari di armi all’Egitto – degli ufficiali governativi si sono limitati a osservare che gli aiuti e la vendita di armi «non sono collegati fra loro». Il segretario di Stato Blinken, che a settembre ha approvato gli aiuti all’Egitto, aveva vincolato la totalità della cifra alla generica risoluzione di «problemi relativi ai diritti umani». Nonostante i «progressi», ha aggiunto, non tutte le richieste di Washington sono state esaudite, e ora 130 milioni verranno investiti in «altre priorità della sicurezza nazionale». I restanti 170 però arriveranno a destinazione.

Falsi elettori di Trump: 14 ordini di comparizione

La Commissione d’inchiesta della Camera Usa sui fatti del 6 gennaio ha fatto recapitare dei mandati di comparizione ai 14 falsi elettori che hanno dato il loro voto a Donald Trump in 7 stati – Arizona, Georgia, Michigan, New Mexico, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin – vinti da Joe Biden. 10 di loro si sono presentati nelle capitali dei loro stati nel giorno in cui si riuniva il Collegio elettorale dichiarandosi «regolarmente eletti e qualificati» per assegnare il loro voto a Trump. «Crediamo che gli individui a cui abbiamo recapitato i mandati – ha detto il presidente della Commissione d’inchiesta Bennie Thompson – abbiano informazioni su come i cosiddetti elettori alternativi si siano incontrati, e chi fosse dietro a questo piano»: quello per ribaltare il legittimo risultato delle elezioni.

Case demolite a Sheikh Jarrah, ricorso alla Corte penale internazionale

La famiglia Saliyeh, sfrattata dalla propria casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) – poi rasa al suolo dalle autorità israeliane – si è rivolta alla Corte penale internazionale per avere giustizia. «La Cpi – ha detto il legale della famiglia Walid Abu-Tayeh – potrebbe stabilire che Israele deve ricostruire le case demolite; che ufficiali del governo coinvolti nelle demolizioni possano essere arrestati se vanno all’estero; e che tutte le altre azioni di Israele in Cisgiordania, come il furto di terra, le azioni dei coloni e altre violazioni dei diritti umani ricadono sotto la giurisdizione della Cpi».