Myanmar, 19 morti nello stato Kachin
Mentre tutta l’attenzione internazionale, giustamente, era riservata al dramma dei Rohingya, nel Myanmar non è mai cessata quella condizione di «guerra a bassa intensità» nello stato Kachin. La situazione già a inizio mese è stata considerata di «profonda preoccupazione« da parte delle Nazioni unite. «Civili innocenti vengono uccisi e feriti, e centinaia di famiglie stanno abbandonando in questo momento le loro abitazioni», ha detto il relatore speciale delle Nazioni unite per i diritti umani, Yanghee Lee, in una nota. La popolazione locale sta chiedendo l’apertura di canali umanitari per portare aiuti nei villaggi oggi teatro degli scontri. «Qualsiasi azione che punta ad ostacolare la fornitura di aiuti può essere configurata come un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale», ha detto l’emissario Onu. Nel corso delle ultime tre settimane, oltre 4.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case in ragione degli scontri. Organizzazioni umanitarie hanno chiesto di poter avere accesso alla zona – una remota regione del paese non lontana dal confine con la Cina. La protesta è guidata dal Kachin independece army (Kia), il braccio armato del Kachin independence organisation (Kio), gruppo politico che riunisce pooplazioni di etnia Kachin, nel nord del Myanmar. Appartenenti all’etnia Kachin sono presenti anche nei territori dello Yunnan, in Cina, e del nordest dell’India.

Malaysia, Najib non può scappare
Subito dopo la vittoria dell’opposizione ci si aspettava di tutto da parte dell’ex premier Najib Razak. Le ultime indiscrezioni lo davano pronto a partire su un aereo destinazione Indonesia. Le preoccupazioni dell’ex premier sono ovvie: accusato di un clamoroso scandalo legato al furto di soldi appartenenti a un fondo pubblico, ha temuto fin da subito le promesse, non certo benevole, di Mahathir, il 92enne vincitore delle elezioni ed ex mentore proprio di Najib. Proprio per questo nei giorni scorsi gli è stato impedito di abbandonare il paese. E Najib Razak ga specificato che rispetterà la disposizione del dipartimento immigrazione nazionale e rinuncerà alla «breve vacanza fuori del paese che aveva programmato con la sua famiglia».

Iraq, affluenza  al voto sotto il 40%
Secondo i primi dati, le urne si sono chiuse ieri in Iraq con un’affluenza inferiore al 40%, con picchi fino all’80% a Mosul e nel Kurdistan iracheno e un crollo al 20%
a Baghdad. Per invogliare gli elettori il governo ha sospeso il coprifuoco serale. I risultati, saranno resi noti domani.