Malaysia, libero leader opposizione

La vittoria elettorale delle opposizioni in Malaysia ha rappresentato un’incredibile novità: il partito al potere dal 1957, dall’indipendenza del paese, è stato sconfitto a causa di scandali e nepotismo dell’ex premier Najib Razak. Ancora più incredibile il finale elettorale: a trionfare infatti è stato il 92 Mahathir Mohamad, ex «padre» politico tanto di Najib quanto del partito conservatore al governo. L’anziano politico ha riunito la coalizione di opposizione e l’ha portata a un inaspettato trionfo.

Ma non solo, perché Mahatir ha promesso che il leader vero dell’opposizione malese in carcere, Anwar Ibrahim, riceverà presto la grazia e tornerà ad essere libero fin dal prossimo 8 giugno. Mahathir ha annunciato la prossima liberazione di Anwar nel corso della sua prima conferenza stampa da primo ministro, questa mattina. Il premier ha spiegato che il sovrano della Malesia si è detto pronto a concedere la grazia ad Anwar previa formale richiesta da parte del nuovo governo.

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Mosca, aiuti alle aziende colpite da sanzioni

La Duma di Stato russa raccomanda al governo di prevedere nel bilancio 2019-2021 di destinare mezzi a sostegno delle aziende colpite dalle sanzioni statunitensi. Lo ha riferito ai giornalisti il primo vice-presidente della Duma di Stato, Aleksander Zhukov. «Consigliamo al governo della Russia di stanziare misure volte a sostenere le organizzazioni che sono colpite dalle sanzioni, nella fase di preparazione del bilancio per il prossimo triennio», ha dichiarato Zhukov, secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax.

La quantità di fondi, aziende specifiche e le industrie che hanno bisogno di assistenza dovrebbero essere determinate dal governo stesso, ha specificato Zhukov. Il progetto di legge sul bilancio per i prossimi tre anni sarà preparato dal ministero delle Finanze e successivamente introdotto alla Duma.

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Trilaterale tra Cina, Corea e Giappone

Dopo due anni e mezzo dall’ultimo incontro, dopo l’affossamento da parte di Trump del Tpp e a ridosso dell’incontro tra il presidente americano e il leader di Pyongyang Kim Jong-un, Pechino, Tokyo e Seul sono tornati a un tavolo cercando di evidenziare i temi comuni, più che le differenze. Sulla questione «numero uno», infatti, ovvero la denuclearizzazione della Corea del nord, non c’è completa uniformità.

Ma durante la conferenza stampa finale, il premier giapponese Shinzo Abe, il suo omologo Li Keqiang e il presidente sudcoreano Moon Jae-in hanno preferito concentrarsi sui punti di contatto e accordo tra le rispettive visioni d’insieme, sostenendo l’impegno comune per la denuclearizzazione della penisola coreana, la promozione del libero scambio e del multilateralismo economico e la promozione degli scambi tra i rispettivi paesi. Il summit ha offerto al presidente sudcoreano Moon e al premier cinese Li l’occasione per la loro prima visita ufficiale in Giappone.

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Modi in Nepal, «cooperazione»

Il primo ministro dell’India, Narendra Modi, è in visita in Nepal oggi e domani. Modi ha iniziato il suo viaggio da Janakpur, dove è stato ricevuto dal capo del governo statale del Pradesh 2, Mohammad Lal Babu Raut; ha visitato il tempio induismo Janaki e ha incontrato l’omologo nepalese, Khadga Prasad Sharma Oli, col quale ha inaugurato il collegamento autobus Janakpur-Ayodhya.

Modi ha voluto sottolineare che i legami tra i due paesi «sono così vecchi da essere più avanti della diplomazia, della strategia e della politica». In questo Modi ha forse voluto bacchettare il Nepal che, attratto dalla Cina, ha anche partecipato al sontuoso evento del maggio scorso per la presentazione di Pechino della «Nuova via della seta». «Senza il Nepal, la fede, le credenze e la storia dell’India sono incomplete», ha aggiunto. Quindi, passando al piano politico, ha ricordato: «Sappiamo che lo sviluppo regionale è connesso con lo sviluppo del Nepal (…) L’India sta diventando uno dei giganti economici del mondo e il Nepal sta seguendo il suo esempio».

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Kenya, crolla diga: almeno 44 morti
Sale il numero di vittime in Kenya per le inondazioni che hanno colpito il paese: nella notte di giovedì almeno 44 persone sono state uccise dopo il crollo di una diga vicino Nakuru. L’acqua ha trascinato via le case di legno e lamiere. Sono 40 i dispersi. Sale così a 150 il bilancio totale delle vittime, a cui si aggiungono 300mila sfollati. La procura ha aperto ieri un’inchiesta.