Gaza, venerdì di marcia. Israele spara: ucciso un 23enne

Nuovo venerdì di proteste lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele. E di nuovo sangue: i cecchini dell’esercito israeliano hanno aperto il fuoco sui migliaia di manifestanti palestinesi al «confine» e ucciso un giovane di 23 anni, Tamer Arafat. Almeno 48 i feriti, secondo quanto riferito dal ministero della Salute di Gaza: tra questi due donne, 15 bambini e quattro paramedici.

A quasi un anno dall’inizio della Grande Marcia del Ritorno, iniziativa lanciata nella Striscia contro l’assedio israeliano e per il diritto al ritorno dei rifugiati, in migliaia hanno marciato anche ieri. Gruppi di giovani palestinesi hanno lanciato pietre e ordigni verso i soldati, senza provocare feriti.

Continua a salire il numero delle vittime: 256 uccisi in un anno, oltre 28mila feriti. Solo una settimana fa un rapporto Onu ha accusato Israele di crimini di guerra e uccisioni deliberate di manifestanti.

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Yemen, Onu: nel 2018 4.800 vittime, 100 a settimana

I numeri resi pubblici dalle Nazioni unite sul conflitto in Yemen stracciano ogni precedente bilancio: se per anni la comunità internazionale è rimasta ferma sui 10mila morti dal marzo 2015 (quando la coalizione guidata dall’Arabia saudita ha attaccato il paese), ora cambia tutto. Secondo i dati pubblicati giovedì dall’Unhcr, solo nel 2018 sono stati uccisi o feriti in Yemen oltre 4.800 civili, 14 al giorno, cento a settimana.

La metà di questi nella città portuale di Hodeidah e il 30% mentre si trovavano a casa o al lavoro. Secondo l’ong Armed Conflict Location & Event Data Project, invece, dal gennaio 2016 sono state uccise in Yemen almeno 60.223 persone. Numeri che si aggiungono alle uccisioni «indirette», ovvero per fame o per malattie.