Francia, condanna a Deliveroo per abuso dei diritti dei rider
Due condanne a un anno di prigione (con sospensione della pena) a due ex manager di Deliveroo, anche multati di 30.000 euro, e 375.000 euro di multa per l’azienda inglese, colpevole di abuso nei confronti dei diritti dei rider, e della loro posizione di freelance. Questa la sentenza emanata ieri da una corte parigina nei confronti del colosso delle consegne a domicilio, frutto di un’indagine amministrativa che ha analizzato le politiche della compagnia nel periodo compreso fra il 2015 e il 2017. Che ha rivelato, ha detto la giudice Sylvie Daunis, come Deliveroo imponesse una sorveglianza pressoché permanente sul lavoro dei suoi rider, turni di lavoro estenuanti e ricatti a chi si rifiutava (a cui per esempio veniva negato il lavoro nelle settimane successive). Inoltre i rider per la legge francese avrebbero avuto diritto all’assunzione in quanto il rapporto con l’azienda era assimilabile al lavoro subordinato. Deliveroo, le cui azioni sono crollate del 70% dal marzo 2021, ha diramato un comunicato in cui «contesta categoricamente» la sentenza – che la corte ha imposto di pubblicare per un mese nell’homepage del sito dell’azienda in Francia.

Pakistan, prestano giuramento i nuovi ministri
Dopo il voto di sfiducia dello scorso 11 aprile contro (l’ex) premier pakistano Imran Khan, ha prestato giuramento ieri il gabinetto del nuovo primo ministro Shehbaz Sharif, eletto dall’Assemblea nazionale per rimpiazzare Khan. I 34 ministri della nuova squadra hanno prestato giuramento davanti al presidente del Senato Sadiq Sanjrani: il presidente Arif Alvi si è infatti assentato citando motivi di salute, come aveva già fatto per il giuramento dello stesso Sharif. Fra i ministri anche diversi esponenti del partito dell’ex presidente Asif Ali Zardari, il Pakistan Peoples Party.

Yemen, il consiglio entra in carica ma decide Riyadh
La cerimonia di insediamento del nuovo consiglio presidenziale yemenita si è svolta ad Aden, città portuale nel sud del paese e dal 2014 (quando i ribelli Houthi hanno preso Sana’a) capitale provvisoria del governo ufficiale dello Yemen. Entra in carica così un’entità che dovrà sostituirsi al presidente Hadi, in auto esilio a Riyadh da otto anni, e condurre i negoziati con il movimento Houthi. L’obiettivo è l’unità delle varie forze che si oppongono ai ribelli e che sono riflesse nei nuovi membri del consiglio: i separatisti meridionali sponsorizzati dagli Emirati e i capi dei governatoratori vicini a Riyadh. Ovvero i due padrini che continuano a decidere il destino dello Yemen.