Regeni, l’Egitto alla Ue: «Indagini impeccabili»

«So che tutte le indagini sono state fatte a dovere». Così ieri in un’audizione all’Europarlamento, riporta Agi, si è espresso Tarek Radwan, presidente della commissione diritti umani del parlamento egiziano, in merito all’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni. «Il sistema giudiziario e gli uffici competenti (egiziani) sono sempre stati in contatto trasparente con le autorità italiane», ha aggiunto. Parole che giungono mentre la Procura di Roma annaspa nel tentativo di farsi consegnare dal Cairo i domicili dei quattro indagati per la morte di Regeni, senza alcun risultato. Appena due giorni fa la Ue ha accordato una serie di finanziamenti a favore di progetti di sviluppo in Egitto per un valore totale di 138 milioni di euro, nonostante i palesi e strutturali abusi dei diritti umani nel paese.

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Catalangate, fuori la capa dei servizi

La direttrice dei servizi segreti spagnoli Paz Esteban è stata licenziata, ha comunicato ieri la ministra della Difesa Margarita Robles: una mossa dovuta allo scandalo dello spyware Pegasus installato sui cellulari dei politici indipendentisti catalani. La scorsa settimana Esteban aveva ammesso di aver «legalmente» infettato i telefoni dopo aver ricevuto un’autorizzazione giudiziaria. E lo scandalo è cresciuto con la scoperta che a essere infettati con Pegasus – da parte di una «forza esterna» – sono stati anche i telefoni del primo ministro Pedro Sanchez, di Robles e del ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska.

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Due giornaliste uccise in Messico

Si chiamavano Yessenia Mollinedo e Sheila Johana Garcia: sono state uccise mentre uscivano da un negozio Cosoleacaque, nello stato di Veracruz. Con la loro morte sale a 11 il numero di giornalisti uccisi da gennaio 2022 in Messico, ufficialmente il Paese più pericoloso per i reporter al di fuori delle zone di guerra. Mollinedo era la direttrice, e Garcia una redattrice, del sito di news locale «El Veraz». Il loro assassinio è avvenuto proprio mentre in diverse parti del Messico si tenevano manifestazioni per ricordare il giornalista Luis Enrique Ramirez Ramos, ucciso pochi giorni fa a Sinaloa, e per protestare contro l’inattività del governo di Lopez Obrador nei confronti di questa carneficina.