Egitto, Al Aswany contro-denuncia il regime all’Onu

A metà marzo il procuratore militare del Cairo aveva aperto un’inchiesta contro il più noto scrittore egiziano, Alaa Al-Aswany, con l’accusa di insulto al presidente, alle forze armate e alle istituzioni. Al-Aswany, che vive negli Stati uniti, teme ora l’arresto nel caso di ingresso nel suo paese. Per questo, fanno sapere i suoi legali, ha ufficialmente chiesto l’intervento dell’Onu contro quella che definisce «una persecuzione» da parte del governo del Cairo. Lo ha fatto con una lettera al relatore speciale Onu per la promozione e la protezione della libertà di opinione ed espressione.

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Ue-Cina: accordo globale. Nel 2020

Dopo lo scetticismo della vigilia è arrivato il documento congiunto al termine dell’incontro annuale tra Ue e Cina. Ma si tratta di un evidente compromesso che permette di leggere il summit non come un fallimento, rimandando però nel tempo i temi più caldi (reciprocità commerciale, diritti umani e la questione tecnologica). Nel comunicato congiunto si legge che «La Cina e l’Unione europea mirano a concludere un accordo bilaterale di investimento globale nel 2020». La Cina e l’Ue si impegnano a raggiungere nel corso del 2019 «i progressi decisivi necessari, in particolare per quanto riguarda gli impegni di liberalizzazione, per la conclusione di un ambizioso accordo di investimento globale nel 2020».

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Delitto Khashoggi, banditi dagli Usa 16 cittadini sauditi

Dopo il voto del Congresso sull’uscita dalla guerra in Yemen e i mal di pancia repubblicani per gli stretti rapporti Usa con i Saud anche dopo l’omicidio Khashoggi, ieri la Casa bianca è corsa ai ripari: il segretario di Stato Pompeo ha annunciato il divieto di viaggio negli Stati uniti per 16 cittadini sauditi, tra cui Saud al-Qahtani, uno degli ex bracci destri del principe ereditario Mohammed bin Salman, e Abdulaziz Mutreb, membro dell’entourage di MbS nei viaggi all’estero. Entrambi erano stati «licenziati» in relazione all’uccisione del giornalista.

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Colombia, Camera dice no al veto di Duque sul Jep

110 voti a 44: la Camera dei deputati colombiana ha respinto il veto del presidente Ivan Duque su alcuni articoli della legge istitutiva della Giurisdizione speciale per la pace (Jep), base dell’accordo siglato con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Duque sostiene tra l’altro che la legge non stabilisce in maniera chiara l’obbligo da parte di chi ha commesso un crimine a risarcire integralmente le vittime. Inoltre vorrebbe stralciare i crimini sessuali. Ora la palla passa al Senato.