Algeria, Bensalah resta presidente: venerdì di protesta

Per il 16esimo venerdì gli algerini si sono riversati nelle strade della capitale e delle principali città del paese. Nel mirino c’è il presidente ad interim Bensalah, che in tv giovedì sera ha fatto appello a partiti e società civile perché scelgano la via del dialogo e nuove elezioni, dopo l’annullamento del voto previsto per il 4 luglio. Annullato perché mancavano i candidati e perché molti giudici avevano fatto sapere che avrebbero boicottato la supervisione.

Per questo l’interim di Bensalah di 90 giorni è stato esteso di altri 60, scatenando la reazione del movimento di protesta che chiede le sue dimissioni e che le nuove elezioni siano organizzate da soggetti non legati al clan dell’ex presidente Bouteflika.

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Liberia, in migliaia contro l’inflazione. Internet bloccato

Erano migliaia ieri (10mila secondo i resoconti dei media, 4mila per le autorità) i liberiani scesi in piazza ieri a Monrovia per protestare contro il carovita e la corruzione, questioni annose e strutturali in Liberia. A 18 mesi dall’elezione del nuovo presidente, George Weah, la situazione non appare cambiata: «Siamo stanchi di soffrire», lo slogan nei cartelli. Secondo gli inviati di al-Jazeera, la polizia ha chiuso le strade che conducono al parlamento e i principali social network sono stati bloccati per impedire il diffondersi della protesta anche in rete.

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Onu: inchiesta su Duterte e la sua «guerra» alla droga

Undici esperti delle Nazioni unite hanno fatto ieri appello al Consiglio dei diritti umani dell’Onu perché avvii un’inchiesta internazionale sullo «sconvolgente numero di omicidi» compiuti dalla polizia filippina in quella che il presidente Duterte ha chiamato «guerra alla droga». Tante le accuse: intimidazioni di attivisti e giudici, incitamento alla violenza e uccisioni di spacciatori veri e presunti. Dal 2016 Duterte ha lanciato la sua personale campagna anti-droga che ha ucciso – secondo Human Rights Watch – almeno 12mila persone. Il governo dà numeri più bassi, ma comunque inquietanti: 5.050.

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Sudan, ok delle opposizioni alla mediazione etiope

Ieri, come preannunciato dalla stampa sudanese, il premier etiope Abiy Ahmed è arrivato a Khartoum dove ha incontrato i leader del Consiglio militare di transizione (Tmcc) e quelli dei gruppi di opposizione dell’Alleanza per la libertà. Questi ultimi si sono detti pronti ad accettare Ahmed come mediatore a tre condizioni: che il Tmc riconosca la propria responsabilità nel massacro di lunedì, che lanci un’inchiesta e che liberi i prigionieri politici.