Kamikaze contro un sit-in a Kabul

Sono almeno tre i morti e otto i feriti in un attentato suicida a Kabul. Nel mirino una protesta che si stava svolgendo in piazza Pashtunistan nella capitale afghana: in centinaia manifestavano contro l’insicurezza che pervade il paese. Secondo il ministero degli Interni, «il kamikaze a piedi ha preso di mira i manifestanti, ma è stato fermato a un checkpoint a circa 200 metri di distanza». Le vittime sono per lo più agenti. Domenica 37 poliziotti sono stati uccisi in scontri con i talebani nella provincia ovest di Farah e 20 militari dell’esercito afghano in quella orientale di Ghazni.

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Yemen, le armi Ue battono aiuti 55 a 1

Tra il 2015 e il 2016 i paesi europei hanno venduto ad Arabia saudita e Emirati arabi, impegnati nel conflitto contro lo Yemen, 86,7 miliardi di dollari in armi, 55 volte di più delle donazioni al piano di aiuti dell’Onu per il paese massacrato da guerra e fame. Non sono disponibili i dati per gli anni successivi. Secondo l’agenzia Mee, nel 2015 21 paesi europei hanno approvato licenze di vendita per 36,7 miliardi di dollari; nel 2016 17 paesi hanno dato l’ok alla vendita di 50 miliardi in armi. Nello stesso periodo alla campagna Onu Yemen Humanitarian Response Plan, Ue e Stati membri hanno donato 1,56 miliardi di dollari, l’1,8% del valore delle armi vendute. Dal 2016 a oggi sono stati donati 507,2 milioni, lo 0,58%.

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Madrid vuole 4,9 milioni dai catalani

La Corte dei Conti spagnola ha ordinato ieri all’ex presidente della Catalogna Artur Mas e ad altri nove ex funzionari catalani il rimborso del costo del referendum per l’indipendenza che si tenne quattro anni fa, il 9 novembre 2014: 4,9 milioni di euro. All’epoca il voto non subì interferenze: ai catalani fu permesso di recarsi ai seggi, ma si presentarono meno della metà. Andò in modo molto diverso un anno fa, ad ottobre, con la polizia inviata a chiudere con la forza i seggi e ad aggredire manifestanti e votanti. Dall’autoesilio il successore di Mas, Carles Puigdemont, ha criticato la sentenza definendola «un abuso, un atto arbitrario».

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Seehofer lascia la Csu, non il governo

Ieri Horst Seehofer in conferenza stampa ha confermato che lascerà la presidenza della Csu. Non abbandonerà però la poltrona da ministro dell’Interno nel governo di coalizione tedesco guidato dalla cancelliera Merkel. «Sono ministro dell’Interno e continuerò a svolgere questa funzione», ha detto Seehofer, aggiungendo che la decisione di lasciare la presidenza della Csu «non tocca in alcun modo» il suo ruolo di ministro.