A Brescia, con un comunicato stampa datato 30 settembre 2021, la prefettura scriveva «Il comitato (per l’ordine e la sicurezza) ha condiviso l’orientamento per cui le principali piazze della città, cioè Piazza Loggia, Piazza Vittoria, Piazza Paolo VI e Piazza Mercato, per il loro profilo storico, culturale, e socio-economico devono essere escluse dai percorsi dalle manifestazioni, in particolar modo per le giornate del venerdì e sabato».

La seconda città della Lombardia è diventata, suo malgrado ma per volontà politica, un laboratorio di sperimentazione della limitazione del diritto di manifestare, prima di quanto pare sia stato disposto dal Viminale. Alla riunione era presente il sindaco, Emilio Del Bono, oltre ai rappresentati delle forze di polizia. L’uscita ha suscitato la dura reazione di molte associazioni e realtà politiche della città, alcune riunite nella rete “Piazze Aperte”, e ha già portato a una parziale, per quanto insufficiente per attiviste e attivisti bresciani, rivisitazione del dispositivo «Il comitato ha unanimemente condiviso l’orientamento di garantire l’apertura, a rotazione, di una delle piazze escluse dai percorsi delle manifestazioni, ad eccezione di Piazza della Loggia e di Piazza Vittoria, in ragione del particolare profilo storico e culturale».

La limitazione di Piazza della Loggia, soprattutto, si scontra con il ruolo storico avuto in città, ma anche di simbolo che rappresenta per essere stata il luogo della strage fascista del 28 maggio 1974. Proprio Piazza della Loggia è oggetto di contenzioso da anni con la giunta del Bono bis che a più riprese ha negato il suo utilizzo per proteste e manifestazioni. Prima del testo prefettizio non vi era però un documento ufficiale a sostanziare il divieto di manifestare.

Il sindaco bresciano, ossessionato da decoro urbano e ordine, dimentica che le piazze sono da sempre il luogo del conflitto sociale e quindi della democrazia e che sostenere, come fa il comitato, che il «notevole afflusso di persone e di giovani che vi si registra nel fine settimana, potrebbe presentare profili di criticità per la gestione degli aspetti di ordine e della sicurezza pubblica in caso di concomitanti manifestazioni» pare nascondere altre volontà.

A muovere la decisione del comitato dell’ordine e della sicurezza pare essere più la tutela delle attività commerciali che altro. Tanto che in diverse dichiarazioni il sindaco Del Bono ha giustificato così la misura. Forse anche per questo il sindaco invitato a un confronto pubblico dalla rete “Piazze Aperte” ha declinato l’invito e al suo posto, per l’amministrazione, si è presentato l’assessore al welfare Marco Fenaroli.

La misura, in città, pare nascere anche come forma di pressione contro il Presidio 9 agosto, iniziativa statica e permanente sotto la prefettura cittadina in Piazza Paolo VI organizzata da attivisti e attiviste critici con il progetto di costruire i nuovi depuratori del Lago di Garda sul fiume Chiese.