«Confido in Massimo Bray, spero che non si vorrà rendere complice della cancellazione di una buona pratica, di un progetto che in questi anni ha mostrato il suo valore, diventando un modello studiato in Italia e fuori dei confini nazionali». È l’appello di Renato Soru al ministro per i Beni culturali perché impedisca che le modifiche al Piano paesaggistico della Sardegna allo studio da parte della giunta guidata da Ugo Cappellacci (Pdl) diventino realtà. Il Piano paesaggistico regionale (Ppr) è un’emanazione delle norme previste dal Codice Urbani per l’ambiente. Il che significa che così come l’approvazione del Ppr ha avuto bisogno dell’avvallo del governo, così dev’essere anche per ogni sua modifica.

Quindi, se Bray dice «no», Cappellacci non può fare niente, il suo progetto di cancellare le misure di tutela varate nel 2004 dalla giunta Soru diventa impraticabile. Ce la farà, Bray, stretto nella morsa delle larghe intese, a resistere? Soru si augura di sì, e in questa intervista spiega quali rischi corrono il suo piano e le coste sarde.

A che cosa mira il contro piano di Cappellacci?

Se le modifiche previste dalla giunta di centrodestra passeranno sarà cancellata l’idea che la fascia costiera sarda rappresenti un bene paesaggistico unitario. Le coste della Sardegna non sono la somma di tante cartoline, alcune belle e altre brutte. Sono nel loro insieme una cartolina. Sono nel loro insieme un valore paesaggistico da tutelare. Non c’è un pezzo più bello e un altro meno bello, un pezzo da difendere di più e un pezzo da difendere di meno. Nella visione del Ppr va difeso tutto allo stesso modo. Il Codice Urbani ha fatto un passo in avanti rispetto alle vecchie impostazioni: parla di paesaggio come insieme unitario e noi abbiamo utilizzato questa impostazione. Cappellacci ritorna alle singole cartoline e sceglie quali sono meritevoli di tutela e quali no. Si entra nel campo della discrezionalità: quello che decido che non merita di essere tutelato non lo merita perché a me sembra meno bello oppure perché ci sono interessi che devono essere favoriti?

D’altra parte Cappellacci ha cercato di forzare il Ppr sin dalle prime settimane dopo la sua elezione.

Anche prima. Durante la campagna elettorale Cappellacci diceva che il centro destra stava per liberare la Sardegna dal Ppr. Poi, dal governo, ci hanno provato in tutti i modi. Innanzitutto con il Piano casa, che in Sardegna si è cercato di utilizzare non solo per chiudere una veranda o per fare una stanza in più, ma per rimuovere il Ppr. Hanno cercato di introdurre norme che facessero rivivere i vecchi piani di lottizzazione cancellati da Ppr. Alcune di queste norme sono state cassate come illegittime, altre le abbiamo bloccate in consiglio regionale. Poi ci hanno provato con una legge che prevedeva la costruzione di un numero spropositato di campi di golf. Ma è stata impugnata dal governo perché anticostituzionale: contraddice il Ppr, che è una legge di valore superiore, emanazione del Codice Urbani, modificabile soltanto con il consenso del governo centrale. E ora c’è questo contro piano. Ci stiamo avvicinando alla conclusione della legislatura regionale, siamo già di fatto in campagna elettorale e Cappellacci per l’ennesima volta promette di cancellare il Ppr.

Cappellacci ha dichiarato in maniera esplicita che modificare il Ppr serve, tra le altre cose, a rendere possibili sia gli investimenti in Gallura dell’emiro del Qatar sia altri simili.

Certo. E prima diceva che le modifiche servivano a consentire gli investimenti di Tom Barrack e di tanti altri imprenditori che, secondo lui, sono scoraggiati dalle norme di tutela. Ora che Barrack ha venduto, bisogna venire incontro alle richieste dei nuovi proprietari, con i quali persino segretamente, nel passato, Cappellacci si è incontrato, andandoli a trovare a casa loro, a Doha, e promettendo di tutto e di più.

In Sardegna il centro sinistra le sembra sufficientemente attrezzato a condurre la battaglia contro la restaurazione del vecchio modello di turismo fondato sul mattone?

Dobbiamo lavorare perché i limiti politici e culturali ancora presenti nello schieramento di centro sinistra sulle questioni ambientali siano definitivamente superati. C’erano problemi nel 2004, quando la giunta che ho guidato ha cominciato il suo lavoro, e ci sono problemi oggi. Non siamo andati molto avanti. Credo però che in questi anni sia molto cresciuta un’opinione pubblica attenta alle questioni della difesa del paesaggio e dell’ambiente. E’ aumentata la consapevolezza che il modello di sviluppo fondato sulla cementificazione delle coste non ha portato in passato alcun reale beneficio e che anche per il futuro non possa essere la risposta alla crisi pesantissima che la Sardegna sta attraversando. Ma vorrei dire anche che in Sardegna il centro destra è indietro persino rispetto agli stessi imprenditori, i quali oggi se anche avessero altri metri cubi a disposizione sulle coste non li utilizzerebbero, semplicemente perché le case non si vendono più. Nel passato la politica nazionale copriva i guasti di una pessima gestione della cosa pubblica stampando carta moneta. In Sardegna la illusoria via di uscita era un’altra, c’era un’altra carta moneta: i metri cubi. Non stampavano carta moneta, ma metri cubi. Ne hanno dato a chiunque. Il metro cubo era la carta moneta della cattiva politica in Sardegna. Oggi quella moneta è troppo inflazionata, non l’accetta più nessuno.