L’inizio di Bravely Default è straziante, perché si svolge nel nostro mondo, davanti a noi che crediamo di giocare e invece stiamo per essere risucchiati in un altrove che non sembra più tanto virtuale.

Accendiamo il 3ds e quando avviamo per la prima volta il gioco la console si dispone nella modalità telecamera, facendoci vedere sui due schermi il luogo in cui ci troviamo. Sentiamo delle suppliche, ruotiamo la console per identificare la fonte del suono e una fanciulla in computer gaphic entra nella nostra visuale, fondendosi alla realtà con un effetto surreale ma convincente: la ragazza ci racconta della tragedia del suo mondo, ci prega di raggiungerla e di aiutarla e poi svanisce, precipitandoci nell’epopea fantasy di Bravely Default, da cui usciremo solo sessanta o ottanta ore dopo.

Si tratta dell’ultimo videogioco di Square-Enix, inventori Final Fantasy ma non solo, che con Bravely Default hanno creato il classico videogioco di ruolo “alla giapponese” più travolgente degli ultimi anni insieme a Ni No Kuni; un genere storico che i media, soprattutto americani, ritengono obsoleto, travolto dal realismo e dal presunto impegno delle tematiche e del gameplay dei giochi di ruolo occidentali alla Elder Scrolls. Un preconcetto giornalistico, di parte come una manifestazione di tifo da stadio, che ha convinto anche i giapponesi che i loro giochi di ruolo siano adatti solo ad un pubblico locale. E’ stato grazie alle incessanti petizioni di migliaia di appassionati, un po’ come è successo con Xenoblade e The Last Story, che il Bravely Deafault è stato localizzato in occidente, adesso in Europa e poi negli Stati Uniti, e gli stessi sviluppatori si sono meravigliati del suo successo nel Vecchio Continente, scrivendo su Twitter: “Bravely Default è un gioco che è stato pensato tenendo in considerazione soltanto i fan giapponesi dei giochi di ruolo. Una distribuzione occidentale la consideravamo impossibile. Essere testimoni di questa grande attesa ci emoziona profondamente”.

Bravely Default ripristina la potenza strategica e narrativa dei grandi classici dell’era a 16 e 32 Bit, come Chrono Trigger e Final Fantasy VI, ma lo fa utilizzando uno stile grafico attualizzato dalla potenza di calcolo del 3ds che lo rende un’opera d’arte di pittura “anime”. Non vi lasciate ingannare dalla sua violenza che non è mai esplicita e dai suoi personaggi buffamente manga-deformati, la storia di Bravely Deafault è un dramma dai temi complessi, ostici e profondi quanto quelli del capolavoro polacco e iper-realista The Witcher. Nel videogame di Square-Enix vengono trattati temi universali come lo scontro generazionale, il dissidio tra mistica e ragione e tra stato e chiesa, l’orrore della guerra, la malattia, le pulsioni sessuali e i sensi di colpa. Inoltre preparatevi a vivere colpi di scena stupefacenti che coinvolgono il giocatore stesso come soggetto filosofico e fisico.

I combattimenti sono rigorosamente a turni e richiedono un pensiero tattico costante, reso ancora più sofisticato dal sistema del cambio di classe e della gestione delle abilità. Se avete paura che alla lunga decine e decine di combattimenti casuali risultino noiosi e ostacolino la libertà di esplorazione basta andare nella schermata delle opzioni e settare al minimo la cadenza degli incontri con i nemici. Oppure possiamo aumentarla al massimo quando abbiamo bisogno di punti esperienza, e ce ne vorranno una valanga se vogliamo finire Bravely Default con il suo “vero” finale.

Gestiamo quattro personaggi: il traumatizzato Tiz, la mistica vestale Agnes, lo smemorato Ringabel e la ribelle Edea. Saremo i loro compagni, la loro anima invisibile, per un’epopea lunghissima che infine ci farà dubitare di noi stessi e riflettere sul fragile muro che separa la fantasia dalla realtà, il nostro mondo da altri. Follia? Come quella di Parsifal: una follia “pura”. O la follia di un sogno ad occhi aperti che dopo un battito di ciglia si dissolve nel presente, restando tuttavia impresso nella memoria come un dipinto sulla bellezza dell’impossibile.