In Brasile continuano le mobilitazioni popolari contro il governo neoliberista di Michel Temer, subentrato dopo l’impeachment a Dilma Rousseff. I lavoratori delle banche pubbliche e private hanno annunciato uno sciopero a oltranza per esigere un aumento annuale del 14,78% e il blocco dei licenziamenti. Nel paese vi sono circa 512.000 bancari. L’anno scorso sono stati protagonisti di uno sciopero di 21 giorni.

Intanto, continuano le occupazioni dei contadini del Movimento Sem Terra, in prima fila contro il «golpe istituzionale». Protestano anche gli eurodeputati spagnoli di Podemos, Xabier Benito y Miguel Urban che hanno criticato la riunione tra Temer e Mariano Rajoy, durante il vertice del G20 in Cina. Podemos ha chiesto alla Spagna di non riconoscere il governo «de facto», seguendo la linea dell’America latina progressista, i cui presidenti hanno ritirato gli ambasciatori.

Anche l’ex presidente della Repubblica dominicana, Leonel Fernandez, ha definito l’impeachment «una canagliata peggiore di un colpo di stato, una tragicommedia per mascherare una lotta di potere».

E l’ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva (al governo dal 2003 al 2010), ha chiesto l’annullamento del processo in cui, lo scorso luglio, è stato rinviato a giudizio per «tentata ostruzione» dell’inchiesta sui fondi neri Petrobras. I suoi legali hanno presentato ieri un ricorso alla giustizia federale di Brasilia in cui Lula chiede anche l’annullamento della «delazione premiata» (la legge sui pentiti che concede uno sconto di pena in cambio di confessioni) di Delcidio do Amaral, ex senatore del suo partito che lo ha tirato in ballo nell’inchiesta Lava Jato.