In Brasile, con il golpe parlamentare che ha deposto la presidente Dilma Rousseff si è scoperchiato il Vaso di Pandora. E si vede di tutto. Un gruppo di 40 rabbiosi militanti di estrema destra, molti con precedenti penali, ha invaso il Parlamento gridando slogan contro «l’anarchia e il caos che regna nel paese», chiedendo l’intervento delle forze armate, e definendo il governo Temer «corrotto e comunista»…

Corrotto, sì, ma «comunista» neanche alla lontana, come dimostrano le riforme che sta varando a scapito dei settori popolari: in primo luogo l’aumento della giornata lavorativa a 12 ore e dell’età pensionabile a 65 anni, per uomini e donne, e per tutte le categorie di lavoratori. Inoltre, la Propuesta de Enmienda Constitucional (Pec), approvata dalla Camera il 25 ottobre limita la spesa sociale per vent’anni, con conseguente aggravio della crisi economica e indebolimento ulteriore del mercato interno. Una modifica ritenuta «anticostituzionale» dalla Procura del Brasile, che colpirà i più poveri, i più dipendenti dal sistema pubblico di salute e educazione messo in atto durante i governi di Lula e di Dilma.

La costituzione stabilisce che il 18% e il 13,7% degli introiti fiscali annuali debbano essere destinati rispettivamente all’educazione e alla salute. E questa norma verrebbe abolita a partire dall’anno prossimo, qualora anche in Senato passasse l’emendamento.

E mentre otto centrali sindacali si mobilitano e chiamano allo sciopero generale contro austerità e privatizzazioni, gli studenti e gli impiegati pubblici manifestano. Davanti al Parlamento regionale di Rio de Janeiro vi sono proteste da alcune settimane contro gli aumenti delle tariffe e i tagli alle spese sociali. Si sono verificati scontri con la polizia militare. Due poliziotti si sono però rifiutati di reprimere i manifestanti e hanno ricevuto sanzioni amministrative. Nel pieno della peggiore recessione nazionale da un secolo, e a fronte della caduta del prezzo del petrolio, Rio è a un passo dal fallimento, con un deficit di 5.400 milioni di dollari, previsto per il 2016.

E l’ex governatore dello Stato di Rio de Janeiro, Sergio Cabral, è stato arrestato giovedì con l’accusa di aver deviato soldi pubblici nella realizzazione di grandi opere: nell’ambitodell’inchiesta Lava Jato, che indaga l’intreccio tra affari e politica della impresa petrolifera di Stato Petrobras. Nell’inchiesta è coinvolto anche l’ex presidente Lula da Silva, il candidato più favorito alle presidenziali del 2018, che si è detto vittima di una persecuzione giudiziaria a fini politici. In favore dell’ex sindacalista, si è diffuso un appello, firmato da migliaia di intellettuali e personaggi pubblici.
Dilma ha inviato un messaggio di sostegno agli studenti, che moltiplicano i blocchi stradali e occupano le università. E il Movimento Sem Terra ha denunciato l’arresto di suoi militanti e ha invitato a intensificare le mobilitazioni.