Impossibile da dimenticare il lancio del nuovo partito di Bolsonaro, Aliança pelo Brasil, nato dalla costola (ancora) più fascista del già estremista Partido social liberal (Psl), la forza politica con cui è arrivato alla presidenza del Brasile e da cui è uscito per i sempre più gravi dissapori con il presidente Luciano Bivar. Si tratta del decimo cambio di casacca, per Bolsonazi, come lo chiamano i suoi numerosi critici.

MA SI CAPISCE SUBITO che questa, di casacca, gli sta a pennello. Anche perché a presiedere il partito sarà lui stesso e a fargli da primo vicepresidente sarà il primogenito Flávio, lo 01. Alla prima convenzione nazionale dell’Aliança pelo Brasil, che si è svolta giovedì in un hotel della capitale, non mancava proprio nessuno degli ingredienti a lui cari: offese ai giornalisti da parte di militanti con magliette inneggianti al torturatore della dittatura Brilhante Ustra, riferimenti a Dio e alla religione, battutacce a sfondo sessuale e slogan anticomunisti («La nostra bandiera non sarà mai rossa»). E, soprattutto, la presentazione di un quadro con il nome del partito completamente fatto di proiettili, seguita da lì a poche ore dall’annuncio che il numero con cui si presenterà alle urne è il 38, come il calibro della famosa pistola («facile da ricordare»).

UNA SCELTA IN LINEA con l’imprescindibile missione di «lottare instancabilmente per garantire a tutti i brasiliani il diritto inalienabile al porto d’arma». Missione che andrà ad affiancare la lotta per restituire a Dio il suo posto «nella vita, nella storia e nell’anima dei brasiliani», per bandire ogni traccia di comunismo e di «globalismo», per sanare «la piaga ideologica» dell’«ideologia di genere». Per il vero esordio del partito bisognerà forse aspettare ancora un po’, essendo necessario raccogliere prima 500mila firme in almeno nove stati della federazione e attendere il via libera del Tribunale elettorale. Un’impresa che difficilmente potrà essere realizzata in tempo utile per prendere parte alle municipali del 2020.

Ma intanto fa già molto discutere l’«orientamento esplicitamente fascista» della nuova forza politica, su cui pone per esempio l’accento il capogruppo del Pt alla Camera dei deputati Paulo Pimenta, il quale non esita neppure a descriverla come il «partito delle milizie», in riferimento ai legami inoccultabili del clan Bolsonaro con le bande paramilitari di Rio de Janeiro coinvolte nell’omicidio di Marielle Franco, per cui ora è indagato anche il figlio Carlos, lo 02.

E, A PROPOSITO DI FASCISMO, grande scalpore ha suscitato anche l’annuncio di un atto solenne in omaggio a Pinochet da parte dell’Assemblea legislativa dello stato di São Paulo (Alesp), voluto da Frederico d’Avila, deputato statale del Psl ritenuto vicino all’Aliança pelo Brasil, e fissato oltretutto il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani. Difficile tuttavia che l’evento possa realizzarsi: il presidente dell’Alesp, il socialdemocratico Cauê Macris, ha già dichiarato che lo impedirà.