Roma ha ribadito la volontà di assicurarlo alla giustizia italiana il prima possibile, ma Cesare Battisti si sarebbe detto tranquillo anche dopo il suo «fermo» avvenuto mercoledì tra Brasile e Bolivia: l’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo) ha dichiarato di «non temere l’estradizione» perché «protetto» da un decreto dell’ex presidente brasiliano Lula.

«L’Italia – ha risposto il ministro della giustizia Orlando – è determinata a far sì che Battisti sconti la pena e la sconti nel nostro paese», dicendo di aver attivato tutti i passi necessari.

Nel frattempo, ieri sera, Battisti è stato sentito dal magistrato cui spetta la decisione se liberarlo su cauzione o meno.

Il presidente brasiliano, a cui lo stato italiano chiede di rivedere la decisione di Lula riguardo il caso Battisti, deve nuovamente far fronte ad accuse gravissime: secondo
la denuncia presentata dal procuratore generale Temer è accusato di essere il capo di una «organizzazione criminale» che avrebbe preso tangenti per 175 milioni di dollari.

Il presidente brasiliano si è detto «sereno» dopo aver presentato la sua difesa al Congresso aggiungendo che la denuncia altro non sarebbe se non «un tentativo di colpo di stato». La camera bassa dovrà decidere se autorizzare o meno l’apertura di un processo contro la massima autorità del Brasile.