La riunione, tesa, inizia alle 18 e 30 e dura più di due ore. Sul tavolo dei ministri Bellanova (Agricoltura), Provenzano (Sud), Catalfo (Lavoro) e Lamorgese (Interno) c’è l’intesa sulla regolarizzazione dei lavoratori migranti e italiani, braccianti, colf e badanti, che martedì non si era trovata a causa del muro dei 5 stelle. Un muro che in realtà si era iniziato a sgretolare (alcuni deputati grillini avevano iniziato a dire sì al provvedimento). Ma che in mattinata era improvvisamente risorto dopo l’impennata della ministra renziana Bellanova che, in piena mediazione, aveva messo sul piatto le dimissioni: «Se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al governo. Non sono qui per fare tappezzeria». Un gesto che era stato messo subito in relazione alle altre azioni di «guerriglia» contro il governo messe in campo da Matteo Renzi, fino alla minaccia di uscire dalla maggioranza (il tam tam parla di una dead line a giugno). Tanto che nel pomeriggio «fonti» di Iv avevano giurato che «Matteo non ha questo obiettivo».

ALLA FINE L’ACCORDO C’È «AL 99%», viene assicurato. C’è sull’emersione dei lavoratori tramite le richieste dei datori; nell’agricoltura, alla tradizionale regolarizzazioni chieste dal datore ci sarà la possibilità – anche per italiani, su pressione del Pd – del singolo lavoratore con contratto, che in caso di migrante otterrebbe il permesso di soggiorno per lavoro. L’accordo riguarda i braccianti ma anche – qui su pressione del Pd – colf e badanti, e vale per stranieri e italiani.

MANCA ANCORA PERÒ L’ACCORDO sulla durata dei permessi. Pd e Iv chiedono sei mesi, la ministra Catalfo (che deve rendere conto a un partito diviso) ne chiede uno. Lamorgese propone una mediazione a tre.

MANCA ANCHE L’OK DI 5S sulla possibilità di proroga fino a fine anno i permessi scaduti ai lavoratori e a far rientrare chi ha perso il lavoro. L’intesa finale è rimandata al tavolo «politico» con Conte e i capidelegazione. Potrebbe svolgersi oggi. Per la parte sinistra della maggioranza è una corsa contro il tempo: se si chiude definitivamente l’accordo, il testo può entrare nel «decreto maggio» che sarà licenziato dal prossimo consiglio dei ministri, fra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.

NON SARÀ FACILE. La maggioranza è in fibrillazione su molti fronti. Per portare pace anche al tavolo delle regolarizzazioni, ieri Conte ha giurato che non c’è «nessuna ostilità» verso Iv. È prudente infatti il ministro Provenzano all’uscita della riunione: «Non è il caso di piantare le bandiere. Non stiamo facendo la rivoluzione, ma un atto di civiltà che risponde anche a un’emergenza economica. Ci sono vite umane in gioco, vediamo di portare a casa l’accordo».

MA RIENTRATI I «PENULTIMATUM»- specialità della casa renziana – di Bellanova, è una parte dei 5 stelle a essere più in difficoltà. In mattinata Vito Crimi, reggente 5s, è durissimo: i permessi di soggiorno temporanei per gli immigrati irregolari «non aiutano l’emersione del lavoro nero, lo fanno aumentare», dice a Radio24, «Se c’è una sanatoria modello Maroni non ci stiamo». «Quella norma consentì l’emersione di centinaia di migliaia di lavoratrici in nero. Quel sostegno oggi serve più di ieri», replica la forzista Carfagna.

MA L’ALLARME SCATTA anche da Leu: « Dovremmo lasciare queste persone in una condizione di illegalità? Non prestargli assistenza? È impossibile rimpatriarli, la pandemia ha chiuso le frontiere», attacca il deputato Erasmo Palazzotto. E Nicola Fratoianni: «Crimi deve essersi confuso. Forse ha pensato di essere ancora nel primo governo Conte». Per poi rivolgersi anche a Maria Elena Boschi (Iv) tornata alla carica con la richiesta dei voucher (cancellati dal governo Gentiloni per sventare un referendum dei sindacati): «Dalle parti di Iv neanche il tempo di fare proposta giusta per regolarizzare migranti, che propongono di reintrodurre i voucher, uno strumento che aveva contribuito ad allegare l’area della precarietà e dello sfruttamento». Una proposta che «rischia di produrre ”assembramenti pericolosi” visto che è la stessa della destra».