Laura ha un padre che coltiva limoni e arance nell’agro crotonese. La manda a Roma con la speranza che nella grande città possa trovar vita affettiva. E, invece, non troverà nessuno. Nel giorno del suo compleanno si regala un paio di scarpe leopardate tacco 12 per andare a teatro. Lungo la strada sente forte l’odore che emana una lavanderia. Vi entra e, pian piano, si sfoga con il ragazzo che la gestisce, finendo col farci l’amore. Il ragazzo sparisce, lei è costretta a tornare in Calabria perché incinta. Il padre per punirla la manda nei terreni a raccogliere agrumi. E’ li che conosce un ragazzo africano, Karimu, raccoglitore che si scoprirà essere un principe del Ciad costretto a vivere nel degrado.
Questo è un racconto di finzione, è la trama dell’ultimo film di Pupi Avati, Le nozze di Laura, che il cineasta bolognese sta girando in questi giorni a Strongoli, nel marchesato di Crotone. Anche Vasile Tusa, rumeno di Onesti, nel distretto di Bacau, raccoglieva ortaggi nella campagna strongolese. Abitava a Mirto Crosia, ogni mattina si svegliava alle 5, si metteva sulla Jonica, prendeva il pulmino che insieme ad altri migranti lo portava sui campi di pomodori. Per 3 euro all’ora, e per 12 lunghe ore al giorno, faceva una vita d’inferno in quel girone dantesco che è lo sfruttamento della manodopera migrante. Vasile Tusa è morto il 7 agosto nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. C’era arrivato la sera del 5, colpito da malore. Ad accompagnarlo con un furgone due connazionali, tra cui il figlio della convivente. Dopo i primi accertamenti è stato portato nel reparto di rianimazione dove è spirato. Sul referto i medici hanno scritto: «Scompenso cardiaco provocato da un colpo di calore». L’uomo avrebbe accusato il malore al termine di una giornata nel campo di pomodori. Aveva 38 anni, viveva in questo lembo di Calabria dal 2010. La polizia di Crotone e l’ufficio del lavoro hanno acquisito la documentazione relativa al decesso. E venerdì la procura ha aperto un fascicolo. Probabilmente servirà l’autopsia per chiarire le cause della morte.
La Flai di Crotone ha così espresso la sua indignazione: «Non si fa più caso alla morte di un lavoratore, tantomeno se è un bracciante. In quest’estate è il quarto caso, al sud, di un immigrato che muore per il caldo e per i ritmi massacranti. Vien meno da troppo tempo l’attenzione sui diritti dei lavoratori, che oggi vengono tagliati dalle riforme del governo Renzi. E quando si tagliano i permessi sindacali (che vuol dire andare meno sui luoghi di lavoro), si tagliano fondi ai patronati e ai Caaf si indebolisce lo strumento contrattuale. E quando tutto ciò viene meno, chi difende i lavoratori? Non certo la politica, che ha abbandonato i lavoratori, ancor di più il lavoro bracciantile».
Nel mentre, le riprese del film continuano anche a ferragosto, non si sono interrotte, nessuno ha portato un fiore nell’attiguo campo di pomodori dove Vasile Tusa è crepato per il caldo.